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di Gaetano Cellura Una volta la questione morale aveva nome e cognome: il Pci di Berlinguer. Il Segretario ne fece non solo una questione politica, ma di linea politica. Percepiva la degenerazione dei partiti e la corruzione della vita pubblica al centro come in periferia. Ed era talmente vera questa degenerazione che, di lì a poco, sarebbe scoppiata Tangentopoli. Oggi anche il Pd – partito che, in buona parte, ancora si richiama a quella tradizione politica – pare aver dimenticato la lezione morale di Berlinguer. E di averne lasciato la rappresentanza principalmente al M5Stelle. Come dimostra non solo il caso della Puglia.

C’è ancora nel paese una vasta fascia di opinione pubblica sensibile ai temi della legalità e della moralità. Ed è indubbio che molti elettori votano per il partito di Conte perché intransigenti proprio su questi valori. Valori perduti e sui quali è caduta la Prima repubblica. Valori perduti ancora di più dal 1994 a oggi, nella seconda o addirittura terza repubblica. Con corruzione e scandali che hanno toccato e toccano trasversalmente l’intera classe politica. E corrono, come stiamo vedendo, lungo il territorio nazionale: da Torino, a Bari, fino ad Agrigento. Dove ieri è stato arrestato per presunta corruzione il comandante dei vigili urbani, capogabinetto del sindaco di centrodestra della Città dei Templi.

Ma il problema politico della questione morale, come Enrico Berlinguer la poneva, riguarda in questo momento soprattutto il Pd. Che su questo terreno si vede scavalcato e condizionato dal M5Stelle. Se lasci cadere la tua bandiera, qualcun altro la raccoglie e la sventola. Non può essere altrimenti.