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IL QUADRO DI STALIN – L’ultima fatica del professore e scrittore palmese Francesco Bellanti.

Uscirà a dicembre-gennaio il nuovo romanzo di Francesco Bellanti, sempre per i tipi dell’editore Carello di Catanzaro, casa editrice con la quale lo scrittore palmese ha pubblicato con successo nel 2021 “Isabella Tomasi di Lampedusa – La più grande dei Gattopardi”, biografia romanzata di Suor Maria Crocifissa della Concezione, che è stata bene accolta presso gli eredi dei Tomasi e gli ambienti ecclesiastici e intellettuali, apprezzata dalla popolazione palmese e dalle autorità cittadine (l’amministrazione comunale palmese ha comprato decine di copie per diffonderlo anche nelle scuole). Con la stessa casa editrice, il prolifico scrittore palmese ha pubblicato l’anno scorso “Storia scellerata”, ha come sottotitolo “di don Lollò il Crasto, che fece il vastaso per diventare l’ultimo Gattopardo, attore, nobile, mafioso e deputato”, romanzo che ha ricevuto un buon riconoscimento al Premio Internazionale Milano. Con questo nuovo romanzo, l’ex professore del Liceo G.B. Odierna di Palma di Montechiaro e dell’ITC Re Capriata di Licata – che da due anni lavora a un romanzo storico sull’Ottocento ambientato in Sicilia – conferma i suoi interessi per una letteratura visionaria e fantastica, ma fortemente ancorata alla realtà, secondo un’estetica molto vicina a quella del realismo magico. Infatti, il romanzo trae spunto da una storia vera, la scomparsa di un quadro di Stalin avvenuta durante la chiusura di una sezione comunista in un paese della Sicilia Occidentale, che lo scrittore chiama Almeda, paese dove sono ambientati diversi altri suoi romanzi, e che somiglia pertanto molto al suo paese d’origine, cioè Palma di Montechiaro. Il professore palmese ci tiene a precisare che la scomparsa del quadro di Stalin avvenuta realmente nel suo paese è solo lo spunto iniziale, tutto il resto è frutto di pura fantasia. La storia, in breve, è questa. Nel 1980 scompaiono nello stesso giorno un quadro di Stalin dalla sezione comunista e un quadro di Hitler dalla sezione missina, apparentemente senza nessun collegamento. Un giovane militante comunista, che ha vissuto all’Est, a Mosca e a Praga, porta scompiglio fra i suoi compagni. È un tempo di passaggio, quello della fine del comunismo e del socialismo reale nei Paesi dell’Est. La vicenda si dipana in modo umoristico e divertente fra storie di adulteri che esplodono nel contesto di queste sparizioni e un’indagine grottesca e pittoresca di un Maresciallo dei carabinieri un’inchiesta dilettantesca di due giovani informatori comunisti e di alcuni militanti della sezione comunista, novelli e fantasiosi Sherlock Holmes in giro per il paese tra mafiosi, studiosi, maghi, politici. Un paese intero è preda di pettegolezzi. In tale contesto, si sviluppano altre storie, tra  cui quella di un pittore comunista pentito diventato pittore di Madonne dopo aver dipinto il quadro di Stalin. E poi feste paesane, comizi, elezioni comunali. E un cineteatro che brucia dopo la proiezione di un film sulla battaglia di Stalingrado e prima di un documentario sulle elezioni comunali del paese. Vanno a fuoco anche una falegnameria del segretario missino proprietario del quadro di Hitler e un negozio di una famosa popolana. Una vicenda di storie di matrimoni infelici e di donne passionali, di rancori e di sentimenti profondi. E dentro, una pura storia d’amore alla base della scomparsa del quadro di Stalin. Il tutto si svolge in un’atmosfera primaverile magica di un paese degli anni Settanta lontano dal terrorismo politico e dalla criminalità mafiosa, in una lontananza da tutto, quando i sogni erano possibili. Insomma, il mondo reale e magico dell’estetica dell’autore de “Il Cardinale e il labirinto di Dedalo”, e del  “Dialogo con il Führer – Giorni d’estate a Berchtesgaden”.