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L.Stabilità: Lorenzin, chiederemo ospedali più sicuriLa decisione ministeriale di salvare i punti nascita di Licata, Bronte e Cefalù sopprimendo invece quelli di Petralia Sottana, Santo Stefano di Quisquina, Mussomeli e Lipari ha scatenato non poche polemiche. Ad aprire il caso è stata Magda Culotta, deputato del Pd e sindaco di Pollina. “Non possiamo permettere a nessuno – le sue parole – di considerare la salute come un privilegio da distribuire col manuale Cencelli. La chiusura del punto nascite di Petralia Sottana, se confermata, oltre a essere uno sfregio al territorio madonita, ci consegna una riflessione politica sugli equilibri di potere in Sicilia e sull’influenza degli stessi sul Ministero della Salute”. Ad essere tirate in ballo – seppur in maniera velata – sarebbero state alcune presunte ingerenze politiche che avrebbero orientato la scelta del ministro Beatrice Lorenzin. Soprattutto per i casi di Licata e Bronte avrebbero pesato – secondo gli accusatori – le storiche vicinanze al Nuovo centro destra di Angelino Alfano partito di cui fa parte anche il ministro Lorenzin. Ai microfoni dell’emittente televisiva Canale 10, giovedì 31 gennaio era stato il vice presidente della Commissione regionale Sanità, Enzo Fontana a dare risalto ai contatti avuti con Alfano e con la stessa Lorenzin per la questione del Punto nascite del San Giacomo d’Altopasso.

Fontana – dopo il vespaio di polemiche delle ultime ore – è intervenuto con un documento che vi proponiamo integralmente.

fontana_enzo1“Nessun miracolo. E nessuna alchimia politica. Semmai la politica, nel caso di Licata, ha riaperto gli occhi, riparando ad un torto che si stava per consumare ai danni di quel territorio”. Il Vice Presidente della Commissione Sanità all’Ars, Vincenzo Fontana, mette le cose in chiaro dopo le polemiche sollevate attorno al salvataggio, in extremis, del reparto di ostetricia e ginecologia dell’ospedale “San Giacomo d’Altopasso”.  “La proroga ottenuta dal nosocomio licatese  – spiega l’onorevole Fontana – è frutto di numeri, di parametri e di situazioni che gridavano oggettivamente vendetta rispetto all’annunciata chiusura del punto nascite, fissata per il 31 dicembre scorso. Cominciamo dal numero annuale dei parti: a fronte della soglia minima di 500, richiesta per la sopravvivenza, a Licata nel 2014 hanno visto la luce ben 416 bimbi. Cifre alla mano, non mi pare dunque che la forbice sia così ampia da potere giustificare, in ossequio a questo standard, la chiusura del reparto.  Altro dato significativo riguarda il bacino d’utenza – sottolinea il Vice Capogruppo a sala d’Ercole del Nuovo Centro Destra –  il “San Giacomo d’Altopasso” non serve solo la città di Licata, ma una più ampia fetta di territorio, allargando i confini persino su comunità del nisseno. C’è poi l’aspetto, non secondario, della viabilità: la statale 115 che collega Licata al capoluogo di provincia,  dove c’è l’ospedale più vicino, è bollata non a caso, alla stessa stregua dell’Agrigento – Palermo, come la strada della morte.  E nell’ipotesi di emergenza di donne in gravidanza, percorrere quasi un’ora di strada, deficitaria in termini di sicurezza, non farebbe certamente dormire sonni tranquilli a nessuno. Ecco allora cosa ha fatto la differenza – osserva ancora Fontana –  sono queste le valutazioni che hanno determinato la concessione della proroga da parte dell’apposita Commissione Ministeriale che ha comunque subordinato il provvedimento al rispetto di precise e puntuali condizioni. Tutto il resto, francamente, appartiene alla sfera delle strumentalizzazioni politiche e delle critiche gratuite, che servono  ad alimentare confusione e a gettare fumo negli occhi con effetti speciali. Ma spazzato via il fumo, resta la realtà delle cose che tutti possono attentamente e obiettivamente valutare.  A me piace lavorare e dare risposte concrete al territorio e questo continuerò a fare, nell’interesse della mia gente. Adesso l’obiettivo principale – conclude Vincenzo Fontana – è quello di spingere il “San Giacomo d’Altopasso”, attraverso i suoi vertici, a mettere in campo tutte le prescrizioni, piuttosto rigide,  dettate da Roma, affinché il reparto possa operare nel rispetto dei parametri di sicurezza e di efficienza”.