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Per sindrome metabolica intendiamo un insieme di fattori di rischio legati comunemente  a sovrappeso e obesità. Tale patologia aumenta esponenzialmente il rischio di ictus, diabete e problematiche legate all’apparato cardiocircolatorio. Possiamo definirla una sindrome grave e ahimè abbondantemente diffusa.

Perché  si possa affermare tale stato, il paziente dovrà presentare:

  • Trigliceridi ematici >150 mg/dl
  • Colesterolo HDL<40 mg/dl per gli uomini e <50 mg/dl per le donne
  • Ipertensione arteriosa
  • Circonferenza addominale >102 cm negli uomini e >88 cm nelle donne

Risulta assai importante il grasso viscerale. Esso si comporta esattamente come un organo endocrino metabolicamente attivo, producendo una serie di sostanze infiammatorie che colpiscono i vasi e il cuore.

Si ritiene che i soggetti con sindrome metabolica abbiano un rischio due volte maggiore di sviluppare malattie cardiocircolatorie e ben cinque volte maggiore di sviluppare il diabete. La preoccupazione più rilevante è che risulta spesso asintomatica e dunque più complessa.

Lo step primario è senz’altro legato alla perdita di peso con il monitoraggio della diminuzione del grasso corporeo. Necessiterà attuare uno stile di vita sano e corretto, con un’alimentazione bilanciata tra i macronutrienti, genuina e priva di alimenti raffinati o processati.  Una vita attiva con adeguata attività fisica, prevalentemente aerobica. Una buona ridistribuzione di micronutrienti durante la giornata e soprattutto del monitoraggio dell’acido folico, maggiormente efficace nella riduzione dell’omocisteina plasmatica, uno dei più recenti fattori di rischio individuati. La riduzione del grasso viscerale porterà ad una diminuzione della circonferenza addominale e dunque ad una diminuzione dell’insulino-resistenza, alla stabilizzazione dei valori ematici e della pressione arteriosa.