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Potrebbe essere una mossa studiata per nascondere il fallimento del governo sulla crescita, su un’inesistente idea di crescita. Ma non sanno Monti e la Fornero che non c’è nessun bisogno di nasconderlo questo fallimento visibile pure ai ciechi? Quella contro l’articolo 18, che frenerebbe la crescita, sembra piuttosto la sparata dell’impolitico che il premier (tecnico) è rimasto nella sostanza. Forse, con quel suo tono professorale, crede di essere ancora all’Istituto Aspen, dove certe cose può dirle riscuotendo pure il massimo consenso. Forse dimentica che un premier parla al paese. A un paese in difficoltà. Al paese dell’Alcoa, dell’Ilva, della Carbosulcis. A un paese ingannato dal Marchionne di Fabbrica Italia. A un paese che subisce, da dieci e più anni, tutti gli attacchi possibili e immaginabili al diritto del lavoro e alla democrazia nei luoghi di lavoro. Ancora con l’articolo 18?  Con la messa in discussione di una delle più grandi conquiste di civiltà del lavoro della storia del paese? Non c’entra niente la libertà di licenziare con la mancata crescita che doveva ricompensare i duri sacrifici imposti agli italiani. Il governo Monti è solo un esecutivo di ragionieri bravi a mettere a posto i conti. Non tanto bravi, se hanno limitato la loro opera colpendo principalmente le fasce deboli della popolazione. Il guaio è che c’è pure chi vuole ricandidarlo nel 2013, chi non vede alternative al Professore. Altri anni con lui (e magari pure con la Fornero), ve li immaginate? Tasserebbero anche l’aria. Impoverirebbero quel po’ che resta di economia reale. Porterebbero la disoccupazione e la rabbia sociale alle stelle. Invece di andare continuamente  a Bruxelles, Monti faccia un viaggio nel sud Italia e in Sicilia. Parli con i giovani disoccupati, con i netturbini da mesi senza salario. Guardi i cumuli di immondizia non raccolta ad Agrigento e a Licata. Parli con i sindaci senza un euro nelle casse comunali e dia anche un’occhiata generale a come decenni di malgoverno hanno ridotto la Sicilia. Insieme a lui dovrebbero venire i partiti che lo sostengono. Tutti, a vario grado di responsabilità, i veri responsabili dello sfascio siciliano e della deriva economica del Mezzogiorno. Monti lasci perdere l’articolo 18 quando parla al paese. È un economista neoclassico che ha esaurito il suo compito: mettere a posto i conti pubblici e ridare all’Italia la credibilità perduta in Europa con il governo Berlusconi. La crescita, con lui e con la Fornero, il paese se la sogna. E se la sogna, purtroppo, anche perché il Pd, che li sostiene, non pone al centro del suo programma il tema del lavoro e dei suoi diritti calpestati.

Gaetano Cellura