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Maniaci-PinoDi certa antimafia è stato legittimo diffidare sin dai tempi del j’accuse di Sciascia ai suoi “professionisti”. Anche se quelli erano tempi seri; e la lotta vera alla mafia in pieno corso e nel suo momento decisivo. “Non perdete tempo a difendere la mia memoria, – disse lo scrittore alla moglie e alle figlie mentre lo attaccavano da tutte le parti – perché il tempo mi darà ragione”.

E in effetti fu chiaro allora, e anche dopo, che molti (o pochi: non fa differenza) usavano l’antimafia per costruire carriere politiche, crearsi scudi protettivi, o peggio spacciarsi per ciò che non erano.

Finché la mafia era forte, l’antimafia – politica, parolaia – aveva, poteva avere un senso (con le dovute distinzioni, si capisce). E quella davvero di sostegno ai magistrati in prima linea, ieri come oggi, addirittura indispensabile. Il segno finalmente d’una Sicilia degli onesti, legalitaria e non più omertosa. Ma dopo?

Dopo, l’antimafia apparente ha continuato la propria storia. Senza, per fortuna, far perdere credibilità alla parte seria del movimento e delle varie associazioni. Animata da slancio ideale, senso della legalità e passione civile: in una terra sempre fitta di misteri, di storiche connivenze e in cui ancora si celebra un processo sulla presunta trattativa tra lo Stato e la mafia.

I fatti di oggi segnano la crisi, se non proprio la fine, di certa antimafia. Nel giornalismo come nell’imprenditoria siciliana. Rivelano, come molti di noi hanno sempre pensato, che non era tutto oro quello che luccicava (e forse ancora luccica) nell’impegno contro Cosa nostra. E le parole del procuratore Teresi ne sono adesso la conferma: “Non ci serve l’antimafia del signor Pino Maniaci. A noi, che la facciamo ogni giorno, serve l’antimafia pulita, sociale, senza interessi personali”.

Il giornalista di Telejato, ora sottoposto al divieto di dimora nelle province di Palermo e di Trapani, è indagato per estorsione nei confronti dei sindaci di Borgetto e di Partinico. Fino a qualche giorno fa, Maniaci era considerato uno dei simboli dell’antimafia, insignito del premio alla memoria del giornalista Mario Francese. L’avvocato di Maniaci è l’ex pm Antonino Ingroia, che di penalmente rilevante nelle intercettazioni riguardanti il suo assistito, dice d’aver trovato solo l’accusa di estorsione. Vedremo come finirà questa storia, ancora una volta tutta siciliana.

Gaetano Cellura