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Nuovo-governo-2013-NapolitanoDicono sia, “re Giorgio”, il comunista salvatore della patria. Repubblica, il Corriere, il Foglio l’osannano. E meno male che Giorgio c’è può esserne la sintesi. Ma stiamo scherzando? Un ruolo suppletivo e di garanzia costituzionale il Presidente della Repubblica in qualche modo l’ha avuto di fronte alla crisi dei partiti e alla preoccupante situazione italiana nell’Unione europea. Ma è giusto non dimenticare, per un giudizio più completo e obiettivo, altri aspetti della sua storia recente e trascorsa. Napolitano ha nominato 18 mesi fa (e ora, dopo il fallimento di Bersani, di fatto riproposto) Monti premier. Con il risultato che l’Italia sta peggio di prima, in tutti i sensi. Ha ignorato, lungo il settennato, tutti gli appelli contro le berlusconiane leggi ad personam: poi bocciate dalla Corte Costituzionale. È intervenuto nell’inchiesta sulla presunta trattativa tra lo Stato e la mafia non certo per lodare il lavoro dei magistrati in cerca della verità sulle stragi del ’92.  È stato, nella lunga storia del Pci, personalità di eccessiva prudenza. Faceva parte della destra del partito, dell’ala cosiddetta migliorista a (presunta) vocazione socialdemocratica senza mai proporla come scelta coraggiosa per lo sviluppo della democrazia italiana, tale da consentire un’alternanza di governo. Non è venuto in soccorso di Craxi, in parlamento nel ’93, quando l’ormai assediato leader socialista, capro espiatorio di un sistema di corruzione che non risparmiava nessuno, disse che il finanziamento illecito dei partiti li riguardava tutti. L’ultima che ha combinato, per farla breve, è stata, agli sgoccioli del suo mandato, la nomina di dieci Saggi che, nell’impasse parlamentare, dovrebbero sviluppare idee e proposte (economiche e istituzionali) per il futuro governo. Ne fanno parte persone vicine ai partiti, per nulla nuove e indipendenti e tutte (o quasi) legate alle vicende politiche italiane degli ultimi venti, trent’anni. Non c’è tra di loro nessun giovane e nessuna donna. Ha fatto bene la scrittrice Lidia Ravera, neo assessore alla regione Lazio, a lamentarsene. Non si può affidare l’elaborazione di nuove proposte a persone che del sistema italiano (politico, imprenditoriale, istituzionale) hanno fatto parte: e con risultati visibili ai nostri occhi. La vera novità sarebbe stata la presenza tra i Saggi di donne e di giovani. Loro almeno non hanno contribuito allo sfascio politico del paese. Loro hanno il diritto di contribuire più degli uomini e più di noi adulti alla sua ricostruzione consegnandocene uno migliore. È comunque un’idea questa dei Saggi accolta dal Pd, che dicendosi disposto ad appoggiare ogni iniziativa del Presidente della Repubblica ha già mostrato di voler archiviare il tentativo di Bersani aprendo uno scontro nel partito, accolta tiepidamente dal Pdl e respinta totalmente da Grillo e dai giornali vicini a Berlusconi. Se “re Giorgio” non è in grado di gestire la confusione parlamentare e generale del paese determinata dalle ultime elezioni, farebbe meglio a dimettersi. È il solo modo per mettere i partiti di fronte alle proprie responsabilità. Che non sono certo poche. E comunque maggiori di quelle dello stesso Presidente.

Post Scriptum.

Ai “grillini” licatesi risentiti dal mio ultimo intervento su Licatanet e soprattutto a quanti hanno votato Cinque Stelle, vorrei dire una cosa. È giusta l’indignazione da cui questo voto è scaturito. Dei vecchi partiti e del loro modo di fare, in effetti, non se ne può più. Una scossa ci voleva. Alcune decisioni già messe in pratica dagli eletti del Movimento in Sicilia sui costi della politica e sulla riduzione dei compensi sono da apprezzare. Tuttavia, sono tante le cose che non vanno nella democrazia diretta di Grillo, nel modo molto spesso autoritario con cui dirige il movimento creato da lui e da Casaleggio. Personalmente credo che ogni deputato, ogni eletto a qualsiasi livello deve rispondere al momento di scegliere alla propria coscienza e alla Costituzione e che quindi non esiste per loro alcun vincolo di mandato né alcun contratto da rispettare. Penso che sia stato un errore del Movimento non aver sostenuto l’incarico a Bersani perché da quell’incarico poteva nascere l’unico governo nuovo possibile in questo momento. E inoltre penso sia un fatto risaputo che molti italiani abbiano votato il Cinque Stelle solo per protesta e senza conoscerne la vera natura. Senza sapere cioè cosa sia la democrazia diretta, propugnata dal Movimento. Senza sapere nulla di Casaleggio, che ne è il vero guru, e dell’era di Gaia, nuova e inquietante utopia politica di oggi. Senza sapere che il Cinque Stelle non ha un pensiero strutturato e che il suo pensiero si forma attraverso la sintesi di quanto, confusamente, viene proposto dai cittadini nel blog di Grillo. Queste cose le ho scritte in modo più completo su www.grandangoloagrigento.it qualche giorno fa.

Gaetano Cellura