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Matteo-Renzi-a-LicataUn nuovo parlamento di nominati? L’avesse detto prima, il sindaco di Firenze non avrebbe vinto le primarie del Pd. Diceva proprio il contrario: di essere cioè favorevole alle preferenze e di voler restituire ai cittadini la libertà di scegliere i deputati. Se il nuovo segretario ha cambiato idea, e ancora non se ne capisce la ragione, sappia che da popolarissimo qual era fino a ieri, è diventato oggi il più impopolare dei politici. Ci ha messo poco a dilapidare il suo cospicuo patrimonio. Perché su una cosa sono universalmente d’accordo gli italiani. E questa cosa è il ripristino delle preferenze alle elezioni politiche. Nessuno si è mai lamentato per quanto di più incostituzionale c’era nel Porcellum: uno spropositato premio di maggioranza alla coalizione vincente. Ma tutti si sono sempre lamentati di non avere il diritto di scelta dei candidati, la cui elezione veniva stabilita a priori dai partiti con liste bloccate per la Camera e per il Senato.

No, caro Renzi, non ci siamo. Questa non ce l’aspettavamo proprio. Nessuno nel Pd se l’aspettava. Come non si aspettavano l’incontro con Berlusconi al Nazareno. O dobbiamo dare ragione a Giorgio Cremaschi della minoranza Fiom? Che ha scritto su L’Huffington Post del 20 novembre: “Il peggior lascito del ventennio berlusconiano si chiama Matteo Renzi, ennesima riverniciatura delle politiche liberiste che ci hanno portato a questa crisi e che ora la stanno aggravando”.

Le liste bloccate vanno bene nei sistemi dittatoriali. E a nulla vale sostenere che altri paesi democratici le adottano. Perché, anche se funzionano altrove, i cittadini italiani hanno dimostrato di detestarle. È un sistema elettorale che lascia i territori isolati. Isolati i sindaci e le istituzioni periferiche. Nessuno infatti degli eletti si è più preoccupato del proprio collegio, dei suoi problemi, delle sue necessità.

Quella del ritorno alle preferenze era la prima delle riforme da fare. Ma il Sindaco segretario se n’è dimenticato. Se vi piace tanto il sistema elettorale spagnolo (che a noi non piace) uscito dall’accordo raggiunto nella sede del Pd, adottatelo pure. Ma consentite almeno ai cittadini di scegliere, nei collegi, il loro rappresentante e di ricreare quel rapporto di fiducia tra elettori ed eletti negli ultimi anni perduto.  A causa di una legge elettorale antidemocratica e, con troppo ritardo, riconosciuta pure anticostituzionale.

Gaetano Cellura