Pubblicità

fermi-fotografia-agrigento-flashAd Agrigento c’è da tempo una scuola senza tetto. È l’Ipia Enrico Fermi. Il cemento depotenziato, cui è imputabile la causa, non risparmia scuole, ospedali e viadotti nella regione e nella provincia del fitto giro d’affari tra politica, mafia e imprenditori obbligati a pagare il pizzo per aggiudicarsi i lavori pubblici. Sono alla fine gli studenti, cui viene negato il diritto a una scuola agibile e sicura, e i cittadini contribuenti a farne le spese. Proprio le scuole, gli ospedali e le strade, che dovrebbero avere, in un paese civile, eccellenti standard di sicurezza, mostrano tutte le crepe di gestioni e controlli che definire carenti è solo un eufemismo. Perché rientrano nel sistema di potere politico e di collusioni mafiose per lungo tempo padrone assoluto dei lavori pubblici non solo in Sicilia. Mercoledì scorso il presidente della provincia Eugenio D’Orsi si è recato a Palermo proprio per discutere con Crocetta della scuola di Agrigento senza tetto. Ebbene, non è stato ricevuto dal neo governatore. E ha tutto il diritto di lamentarsene. D’Orsi non ha voluto parlare di scortesia istituzionale. Si è limitato a dire (e chi ha orecchie per intendere, intenda) che il governatore è difficile da rintracciare: protetto com’è da “un filtro di segretarie che lo rendono irraggiungibile”. Per l’Ipia di Agrigento si stanno studiando provvisorie soluzioni alternative. Come lo spostamento nel centro di addestramento professionale dell’Irsap, nella zona industriale. Ma è una soluzione che crea disagi agli studenti. Per la lontananza e per il numero esiguo, se non proprio inesistente, di mezzi pubblici per raggiungerla e per tornare. Insomma, una storia della Sicilia di oggi in bancarotta. Dell’Italia di oggi, che guarda all’Europa e non alla sua periferia estrema. Che pensa ai conti in ordine per non dispiacere l’Ue dei poteri forti, mentre scuole, ospedali e strade vanno in rovina per mancanza di fondi. Se questo è il nuovo mondo dell’economia di mercato, cui tutti dobbiamo obbedire, abbiamo il diritto sacrosanto di rifiutarlo e di rivendicare scuole sicure, interventi pubblici urgenti. I sacrifici che ci chiedono con tasse elevate non possiamo farli per le banche a rischio fallimento, per un’Italia e un’Europa prive d’anima sociale, ma per gli studenti senza scuola e per i giovani senza lavoro (un terzo dei disoccupati europei è italiano). Quanto a Crocetta, mantenga la promessa elettorale di essere il sindaco di tutti i siciliani. Si faccia trovare quando qualcuno lo cerca per reclamare soluzioni urgenti a problemi di pubblico interesse. Apra sempre la porta a chi bussa per il diritto degli studenti dell’Ipia ad avere un edificio scolastico sicuro, a poter seguire le lezioni “sotto un tetto”.

(g.c.)