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Giuseppe-RipellinoA Licata infuria la polemica politica dopo l’elezione da parte del consiglio comunale del nuovo Collegio dei revisori dei conti che si insedia proprio oggi. Il consigliere di Articolo 4 Giuseppe Ripellino ha votato (insieme all’intera opposizione e ad alcuni gruppi della maggioranza) contro l’elezione del nuovo presidente, il dottor Stefano Lo Giudice di Canicattì.

Consigliere Ripellino, come mai è stato eletto un presidente forestiero?

“Probabilmente perché qualche onorevole agrigentino aveva interesse a imporlo alla maggioranza consiliare che l’ha votato”.

Ma perché avete cercato di ostacolarne l’elezione?

“Perché c’erano cinque altri candidati licatesi altrettanto competenti, tra i quali l’avvocato Cardella e il dottor Raneri. Quest’ultimo non è stato eletto per quattro voti. La decisione della maggioranza è, a mio giudizio, irrispettosa nei confronti dei professionisti locali esclusi”.

Non tutta la maggioranza ha votato per Lo Giudice. È una delle tante divisioni che la contraddistinguono?

“Io credo che alcuni della maggioranza hanno tenuto in questa votazione un atteggiamento coerente e responsabile verso i licatesi. Il dato politico è che questa maggioranza è ormai alla frutta e potrebbe disgregarsi da un momento all’altro: stando anche alle dichiarazioni di alcuni suoi componenti”.

(g.c.)

Intanto l’Ufficio stampa di Palazzo di Città ha diffuso una nota con cui chiarisce che il dottor Lo Giudice ha rinunciato all’indennità di trasferta. Ecco il testo integrale:

“Si è insediato, ufficialmente, stamani il nuovo Collegio dei Revisori dei Conti, composto dai dottori Stefano Lo Giudice di Canicattì (Presidente), Franco Comparato e Antonio Bilotta di Licata,  eletti dal Consiglio comunale nella seduta del  27 maggio scorso. Intanto, in merito alle polemiche registrate oggi su un quotidiano regionale circa la nomina del dottor Lo Giudice che comporterebbe un aggravio di spese a carico dell’ente per l’indennità di trasferta che gli spetterebbe essendo residente a Canicattì, da parte dell’Amministrazione, che definisce pretestuose tali affermazioni,  e dell’interessato, viene respinta tale accusa in quanto lo stesso ha sin da subito dichiarato di rinunciare all’indennità di che trattasi, ragion per cui l’accusa ricevuta non ha proprio motivo di esistere”.