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10257669_863526550340170_2626494818778201318_nHo voluto attendere qualche giorno prima di scrivere questo articolo. L’ho fatto per capire se qualcuno in casa Cavese si fosse pentito di quanto successo domenica al “Simonetta Lamberti” o se avesse provato un pò di vergogna. Nulla. Anzi, si festeggia con tanto di foto un titolo di capocannoniere centrato non certo grazie a una superiorità tecnica nei confronti del secondo classificato (Scarpa, del Savoia). 19-5 è una cosa che non esiste, nel calcio come nella vita. Umilia di più se a subirlo sono stati dei ragazzini di età compresa tra i 15 e i 18 anni. Umilia, è bene chiarirlo, chi se ne è reso protagonista, non certo chi lo ha subìto. E a nulla può valere la giustificazione accampata dai campani che si sono impegnati alla morte soprattutto nell’intento di far vincere la classifica dei marcatori a Claudio De Rosa. Ci chiediamo infatti che valore possa avere un titolo di capocannoniere conquistato realizzando nove reti a un gruppo di Allievi? Quale soddisfazione può dare a livello sportivo aver raggiunto in questo modo l’obiettivo? Una grande pacca sulla spalla e un applauso va tributato invece ai giovani atleti che hanno difeso la maglia del Licata calcio e che sono i veri vincitori morali di una situazione che ha avuto del paradossale e che è finita sulle cronache nazionali dei maggiori network di informazione sportiva. L’abbiamo definita una pessima pagina di sport. Lo hanno fatto anche colleghi ben più illustri di noi. Non si vedeva davvero l’esigenza di accanirsi in questo modo su un gruppo di ragazzini saliti in Campania quasi in gita. Non se ne vedeva l’esigenza anche alla luce dell’età media del gruppo. Sarebbe stato forse più facile per il Licata simulare una serie di infortuni e far mancare il numero minimo di atleti per continuare il match e perdere la gara a tavolino. E oggi non si festeggerebbe nessun titolo di capocannoniere, ammesso che ci sia qualcosa da festeggiare.

Giuseppe Cellura

La foto è tratta dal gruppo Facebook della Cavese calcio