Pubblicità

180940646-77ea2976-5ca3-4a7c-b15d-9864a4094a2aTra teste mozzate e proclami di Califfato la guerra dell’Islam fondamentalista e violento riprende. Anzi, non è mai cessata. Nonostante le guerre dell’Occidente, le guerre di Bush e Blair (vinte o perse?) per esportare la democrazia in aree del mondo che non l’hanno mai conosciuta. Non è mai cessata, e ora le forze che la combattono – l’Isis tra queste – hanno un progetto militare e politico che attira il consenso anche di molti islamici sparsi per il mondo. Questo è il Califfato: un termine vecchio, ripulito dalle ragnatele della storia, con un progetto nuovo verso cui l’Occidente non può restare indifferente. E questa breve riflessione, quest’accenno a quanto succede ai confini dell’Europa – dalla Siria all’Iraq, dall’Egitto alla Libia – per noi è d’obbligo proprio oggi, nella ricorrenza del decimo anniversario dell’uccisione di Enzo Baldoni e dei tanti lati oscuri che ancora la circondano.

Era un altro Iraq quello in cui il giornalista freelance perse la vita? Sostanzialmente no. Perché quest’area del mondo tormentata era e tale è rimasta, sebbene non sia più governata da un dittatore. Perché teatro di guerra era ed è tornata a essere, non ha mai cessato di essere: per uno scontro in parte interno all’Islam, tra sunniti e sciiti, e in parte esterno con il mondo cristiano, ebreo e laico occidentale.

In missione umanitaria al seguito della Croce Rossa e animato dalla passione di raccontare i fatti, di essere presente dove accadevano, Enzo Baldoni era in quel mondo dieci anni fa, nell’orrore del secondo conflitto del Golfo. Il 19 agosto del 2004 veniva rapito a Najaf dal sedicente Esercito Islamico dell’Iraq e una settimana dopo trucidato. La moglie Giusi Bonsignore, nostra concittadina, si trovava a Licata, in vacanza con i figli, quando arriva la notizia del sequestro. E dall’abitazione, in corso Roma 20, lancia l’appello per la liberazione del marito attraverso il Tg1. Un appello inascoltato.

Da allora inizia per la famiglia il lungo calvario per il ritrovamento e la restituzione del cadavere di Enzo Baldoni, il giornalista che considerava la morte “una vecchia compagna di viaggio”. Un calvario fitto di ostacoli e di mezze verità politiche da parte del governo italiano. La sensazione che non sia stato fatto il massimo, prima per salvare Enzo e poi per trovarne il cadavere, è sempre stata forte nella sua famiglia. Che ha pure dovuto sopportare gli articoli sulla vicenda, ostili e denigratori, di certa stampa di destra. Solo nel 2010, sei anni dopo la morte, i resti di Enzo Baldoni vengono finalmente restituiti alla famiglia. Che cerca ancora la verità senza ombre. La cerca sempre.

Questa sera, al piano Quartiere, il giornalista sarà ricordato (con racconti, musica e un sorriso) dai suoi familiari, dai tanti amici, e dalla parte di società civile sensibile ai temi della pace e della libertà di vivere, conoscere e informare.
(g.c.)