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Era, prima del voto, lo scenario più probabile e ora lo abbiamo davanti agli occhi. Un meridione penta stellato e un nord in mano alla Lega e al centrodestra. Il centrosinistra, grande sconfitto di queste elezioni, tiene solo in alcune regioni del Centro e diventa la terza forza politica. Questa la nuova geografia elettorale: e ci consegna un paese difficilmente governabile. Perché chi canta giustamente vittoria – i Cinque Stelle e la Lega – non ha da solo, e la Lega nemmeno con gli altri partiti della coalizione, un numero di seggi in grado di fare maggioranza.

L’avrebbero insieme i Cinque Stelle e la Lega, ma trasformare il loro successo elettorale in una formula di governo è estremamente complicato. Su alcuni punti in verità sono d’accordo: l’abolizione del pareggio di bilancio in Costituzione per citarne uno. Ma molte sono le differenze tra le due forze premiate dall’elettorato per mettere su un governo con un programma interamente condiviso. A meno che non si voglia andare avanti trovando convergenze o divergenze punto per punto. Ma che governo sarebbe con il fiato dell’Europa sul collo e soprattutto con il fiato sul collo dei mercati e della grande speculazione, pronta ad aggredire un’Italia instabile?

Ci sarebbe anche l’ipotesi di un incarico di governo a Salvini in quanto leader del partito più votato della coalizione di centrodestra, che è al 36 per cento. E sarebbe in questo caso più facile rincorrere in parlamento il numero di seggi mancanti per formare una maggioranza. Ma è chiaro che, prim’ancora che Mattarella, quest’investitura a Salvini dovrebbe darla Berlusconi, riconoscendo un centrodestra a trazione leghista. Cosa che probabilmente non farà mai.

E allora?

Allora, come ognuno può vedere, siamo di fronte a una pagina bianca della nostra storia repubblicana. Con un governo in carica palesemente bocciato dall’elettorato, ma senza un’alternativa uscita dalle urne che non sia quella ribellista e sovranista. Riempire d’inchiostro repubblicano questa pagina è il difficile compito di Mattarella, che ha di fronte a sé qualche ipotesi ma nessuna pista percorribile.

È quel che succede quando la politica esce dal suo spazio concettuale e una legge elettorale demenziale contribuisce in modo determinante a farvela uscire. Ci riflettano quanti l’hanno votata. Perché, il centrosinistra per primo, si sono condannati a una sconfitta che forse non avrebbero evitato neanche con una legge migliore, ma soprattutto perché hanno condannato il paese all’ingovernabilità.

Quanto al centrosinistra, ci si aspettava una sconfitta: non il suo tracollo. E questo mette in discussione tutto: dalla leadership alle politiche liberiste che hanno penalizzato i lavoratori, il sud e gli strati poveri della società.

Gaetano Cellura