Pubblicità

“Cos’è un bacio se non un apostrofo rosa tra le parole Franco’ forte?!”

Adoro i film di Aldo Giovanni e Giacomo, li ho sempre amati. Quello che più preferisco è “Tre uomini e una gamba”, film che avrò visto un centinaio di volte e che continua a farmi ridere nonostante ormai abbia i suoi anni, pur conoscendo interi dialoghi a memoria. L’altro giorno mi è capitato di rivederlo e su una particolare scena ho avuto una rivelazione, la scena è quella in cui seduti al tavolo del ristorante Marina espone ai tre il mito di Platone secondo cui:

“L’uomo una volta era perfetto come una mela, ma poi Zeus un giorno li divise e da allora l’uomo è in cerca della sua metà.”

Credo che quasi tutti conoscono questa scena o la apprezzino, anche per me era così ma non ne avevo mai capito a pieno tutti gli aspetti. Riguardando per l’ennesima volta quella scena fui colpito quasi come uno schiaffo dato da una ragazza alla quale viene detto che forse dovrebbe prendere una taglia in più per quel vestito, ebbi quest’illuminazione perché non avevo mai apprezzato a fondo la bellezza di quella scena, quasi oserei dire la perfezione in tutti i campi.

Stupenda la sceneggiatura quasi commovente in cui si narra di questa triste storia d’amore, la recitazione di tutti e quattro i protagonisti, la regia tanto semplice quanto geniale .

In questa scena la camera gira mentre Marina narra il suddetto mito di Platone con mezza mela (mela: che in lombardo si traduce in cadrega e che anticamente fungeva da esca per un famosissimo tranello volto a smascherare i male intenzionati) in mano, i tre tentano di ritrovare la metà mancante, chi lo fa con una fetta di pane, chi con mezzo limone, infine Giacomo con l’altra metà della mela sottolineando il suo amore per Marina. Quei toni drammatici e quasi romantici verranno poi stemperati da un tocco quasi comico da parte di Giovanni e Aldo che uniscono uno una fetta di pane e l’altro una fetta di limone andando sapientemente a spezzare la tensione precedentemente creata. Ecco è questo il punto! Si potevano trovare soluzioni di regia complicatissime per realizzare questa scena ed invece si è scelto di fare girare la macchina da presa intorno al tavolo con una musica stupenda ed incalzante in sottofondo.

Molti potrebbero dire che Michael Bay lo fa da sempre, ma qui al contrario di come fa lui non sembra che un babbuino impazzito stia girando in cerchio con una macchina da presa in mano, qui c’è amore, lo stesso amore che Giacomo vorrebbe dimostrare a Marina o che il trio vorrebbe dimostrare a noi spettatori con questo film.

Il punto di questo mio interminabile sproloquio è che in questa semplicità disarmante c’è tanta, tanta bellezza. Forse dovremmo fare più caso alla semplicità con cui nasce tanta bellezza e non pretendere sempre più effetti speciali clamorosi o interventi di regia complicato alla Nolan. Ben vengano film con enormi budget e tanta bellezza come un Blade Runner 2049 o uno Star Wars: Rogue One, a volte per fare innamorare e stupire basta una camera che gira, quattro amici a un tavolo ed una stronzissima mela.

Francesco Urso