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20160420_094729Nulla di fatto per il primo tentativo di iniziare e demolizioni a Torre di Gaffe. Le ruspe dell’impresa Patriarca Salvatore di Comiso non si sono nemmeno avvicinate alla zona calda rimanendo parcheggiate nello spiazzo adiacente allo svincolo che dalla Strada Statale 115 immette a Torre di Gaffe insieme ai delegati del dipartimento comunale Lavori Pubblici e Urbanistica. Dopo un’iniziale e infruttuosa mediazione, nel primo pomeriggio le forze dell’ordine sono riuscite ad aggirare il cordone prendendo posizione al centro della piazzetta Madre Maria Enrichetta Fanara, piazza centrale di Torre di Gaffe, dove sono continuati i conciliaboli per cercare di raggiungere una soluzione non trovata. E’ verosimile che si ritenterà domani.

All’Ansa ha intanto parlato il procuratore della Repubblica, Renato Di Natale.

Renato-Di-Natale“La legge va rispettata. Le demolizioni vanno eseguite per effetto di sentenze passate in giudicato. Fra i manifestanti non ci sono i proprietari di questi immobili che dovranno essere rasi al suolo. E non ci sono perché la proprietà di questi immobili è passata al Comune. Si tratta di beni acquisiti nel patrimonio del Comune”. Lo ha detto il procuratore capo di Agrigento, Renato Di Natale, da anni, assieme all’aggiunto Ignazio Fonzo, in prima linea per ripristinare la legalità e cancellare ogni traccia di abusivismo edilizio. “Abbiamo mandato a Torre di Gaffe, a Licata – spiega Di Natale – il sostituto procuratore di turno Andrea Maggioni. Con uno, 10 o mille uomini delle forze dell’ordine le sentenze vanno rispettate. A questo punto chiederemo rinforzi”. Polizia, carabinieri e guardia di finanza stanno anche cercando di capire se i manifestanti siano sobillati da qualche oscuro regista. Non è da escludere che, fermo restando il blocco delle demolizioni, si possa procedere per gravi reati.  E’ accaduto già ad Agrigento dove, a fine ottobre scorso, la polizia denunciò sei persone che avevano cercato, un mese e mezzo prima, di impedire i lavori di demolizione della villetta abusiva di contrada Maddalusa. A loro carico, a vario titolo, vennero ipotizzati i reati di istigazione a delinquere, oltraggio a pubblico ufficiale, interruzione di un ufficio o servizio pubblico o di un servizio di pubblica necessità, minaccia, ingiuria, violenza o minaccia a pubblico ufficiale.