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La notizia del momento dal punto di vista sportivo è la presentazione di un progetto per l’affidamento dello stadio comunale Calogero Saporito da parte di quattro società impegnate nella disputa di campionati calcistici minori e nell’encomiabile lavoro a livello di settore giovanile. Per carità, nulla da eccepire. Ognuno è libero di presentare richieste, progetti e quant’altro purchè queste siano orientate al miglioramento delle attuali (fatiscenti) condizioni degli impianti. E proprio sotto questo ultimo aspetto ci poniamo una domanda: il Saporito oggi è agibile? A chi è concesso? E se lo è, quando è stata presentata la richiesta di concessione? Negli anni abbiamo visto in quell’impianto scene di devastazione e vandalismo dilagante.

Ciò che stona, a nostro avviso, sono le tempistiche: perchè è evidente che qualsiasi licatese in queste ultime ore abbia pensato: “dopo che il Licata calcio ha presentato le richieste di concessione, adesso tutti vogliono gli stadi?”. E’ un’assonanza di idee che sorge spontanea nella legittimità (lo ripetiamo) di richieste su cui non abbiamo nulla da eccepire. Però secondo noi così passa un messaggio non bello: “visto che l’hanno fatta loro, adesso la richiesta la facciamo anche noi”.

Noi non pensiamo che ci siano figli di un Dio minore e tutte le realtà vanno guardate e trattate con gli stessi occhi e gli stessi metodi: ma è innegabile che il blasone, l’importanza del campionato disputato, l’indotto generato dal Licata calcio sia differente (e più gratificante) per l’intera città. Perchè altrimenti Licata-Palermo dello scorso anno non ci ha insegnato nulla e la cura dell’orticello rischia come sempre di prevalere sugli interessi di crescita dell’intera comunità. Che passano anche (se non soprattutto) dallo sport e dal calcio in particolare.

Non vorremmo essere nei panni dell’amministrazione comunale che si trova, da arbitro, a dover operare scelte che – in un modo o nell’altro – rischiano di poter scontentare qualcuno. Ma la politica deve sapersi assumere anche la responsabilità delle scelte. Sapendo di poter generare malumori.