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foto consiglio comunaleC’erano trenta punti all’ordine del giorno. Trattati nemmeno uno. Vi chiederete dove sta la notizia. Questo consiglio comunale, dopo appena un anno dalla sua elezione, già gode di un livello tale di sfiducia da giustificare appieno il pubblico disinteresse dei cittadini. Che ne parlano solo per chiedere a tutti i suoi componenti di andarsene a casa. Anche a quei pochi che un po’ d’impegno ce l’hanno messo sin dall’inizio mostrando responsabilità istituzionale, riconoscenza verso i loro elettori e soprattutto rispetto per la città. Come dargli torto?

Certo, non si può fare di tutta l’erba un fascio. Ma il consiglio comunale ha prodotto così poco o nulla che anche i pochi e buoni consiglieri, a causa dei tanti e cattivi, sono finiti nel discredito politico. Non è giusto, perché le responsabilità sono personali e andrebbero ben distinte, ma è così ormai. Chiedete in giro ai pochi che ancora s’interessano di politica a Licata, e avrete la conferma del generale discredito nei riguardi di un’istituzione, come il consiglio comunale, che non funziona, ritarda oppure strumentalmente ostacola i già lenti atti amministrativi, e in questo modo il governo della città.

Ieri il Consiglio ha toccato uno dei suoi livelli più bassi. Si è riunito e sciolto in un battibaleno. Il numero legale c’era: undici consiglieri dell’opposizione e otto dei nove vicini al sindaco. Ma già la trattazione del primo punto – quello del “nonno felice”: pensate un po’ quant’era importante! – l’ha fatto saltare. Arrivederci e grazie.

Nonostante tutto, dobbiamo chiederci dove vanno ricercate le ragioni di un simile comportamento. Nel deteriorato rapporto, sin dal primo momento, tra il sindaco e  l’opposizione?  Nell’oscillante rapporto tra il sindaco e i suoi consiglieri comunali? O più precisamente nel notevole numero di debiti fuori bilancio che nessuno intende mai votare? Ma anche questi debiti fanno parte del gioco e rientrano in quell’assunzione di responsabilità che la politica comporta.

Nessuno ha chiesto ai consiglieri di candidarsi. L’hanno fatto di propria volontà. E allora, indipendentemente dai loro buoni o pessimi rapporti con la giunta in carica, affrontino tutti i problemi di Licata (debiti fuori bilancio compresi). Oppure ci sono sempre le dimissioni a portata di mano. Nessuna legge le ha ancora abolite.

Gaetano Cellura