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carmelo pullaraPubblichiamo un documento del dottor Carmelo Pullara in vista del referendum del prossimo 17 aprile.

La vera domanda che ci verrà posta all’appuntamento referendario del prossimo 17 aprile in realtà è questa: “Volete voi che, quando scadranno le concessioni nelle acque territoriali italiane, quei giacimenti vengano fermati anche se sotto c’è ancora gas o petrolio?” “Volete che le compagnie petrolifere chiudano le 106 piattaforme presenti nel nostro mare quando scadranno le concessioni governative, senza continuare a estrarre metano o petrolio se ce ne fosse ancora?”

“Sì” è la risposta che difende il territorio, l’ambiente e la salute. E non è demagogia, vi illustro i miei perché.
Da un lato la vittoria del sì porterà ad un ulteriore aumento delle importazioni di petrolio dall’estero, in quanto bloccherà investimenti importanti annunciati per potenziare, soprattutto, i tre giacimenti già attivi: Guendalina (Eni) nel Medio Adriatico, Gospo (Edison) davanti all’Abruzzo e Vega (Edison) al largo di Ragusa.
Preciso che questo referendum non avrà però effetti sui grandi giacimenti oltre le 12 miglia dalla costa e quindi non coinvolgerà gli investimenti Eni in Sicilia. Ritengo che sia un dovere morale, etico e anche razionale votare “SI” alla luce degli effetti devastanti sulla salute pubblica causata dalla presenza nel territorio di raffinerie, hub portuali, pozzi petroliferi, centri e/o pozzi di stoccaggio di petrolio e di gas, oleodotti e gasdotti, che causano l’inquinamento delle falde acquifere e il conseguente avvelenamento da sostanze chimiche, metalli pesanti e idrocarburi dei prodotti della terra che poi ingeriamo. Votare “sì” dopo la pioggia di richieste di permessi dei “mostri del petrolio”, vuol dire scoraggiarli e spingerli ad abbandonare il campo. La spinta referendaria, letta come recepimento formale di una pressione materiale costante e crescente dovuta ai crescenti cicli di lotta sviluppatisi nell’intero paese grazie ai Movimenti NO TRIV, in terra ed in mare, ha indotto a riflettere sulla rivisitazione della normativa, creando incertezza sul futuro e scoraggiando ulteriori richieste di trivellazione a mare.
Ma occorre continuare ad accumulare forza sociale e politica per voltare pagina, per chiudere con leucemie, tumori, avvelenamento di acqua, aria, suolo, cibo, per andare finalmente oltre il modello energetico fondato sulle fossili, cercando di compiere il grande passo verso le rinnovabili.
Il referendum inoltre è uno strumento importantissimo per giunte e consigli comunali che dovranno sempre più esprimersi contro o a favore di numerose richieste di permessi, anche se, quello che si avverte già da un po’ di tempo è che spesso sono gli stessi Sindaci a convocare esponenti di comitati No Triv e movimenti a sostegno di scelte contro la trivellazione.
Il referendum del 17 Aprile rappresenta quindi la sintesi di anni di lotte a favore del mare e dell’ambiente in generale. Votare SI significherebbe governare dal basso un intero processo energetico che intende trasformare l’Italia in un generatore di inquinamento.

Carmelo Pullara