Pubblicità

Commissario, Licata celebra il suo Patrono. Religione e folklore si mischiano.

Ho voluto documentarmi, consultando qualche testo, dal quale si evince chiaramente quanto i licatesi tengano al loro Santo Patrono ed alla sua festa. E la prima impressione che ne ho ricavata è che anch’io mi sento sempre più licatese, sempre più affascinata della storia di questa splendida città, ricca di storia, di cultura, di tradizioni che risalgono a diversi secoli precedenti. Sin da subito, la città, all’aspetto liturgico ha legato quello folcloristico, popolare, fatto di tradizioni, varie quali il palio a mare, il palio a terra, balli, canti, a seconda dell’evoluzione dei tempi, fino ad arrivare ai nostri giorni. E una di queste tradizioni è legata alla fiera di Sant’Angelo, che quest’anno si terrà fino al 7 maggio.

Per lei é il secondo Sant’Angelo da commissario, cosa si sente di dire ai suoi amministrati?

Che dire ai miei amministrati: il momento che la città sta vivendo non è dei più facili, anzi direi che è tra i più difficili della sua bimillenaria storia. Eppure, avendo constatato la devozione che i licatesi hanno per il loro Santo Patrono, vorrei lanciare un messaggio di speranza, positivo. Sant’Angelo, nel corso dei secoli ha preservato la Città dalla peste e dai terremoti; sono certa che con maggiore fede e speranza, saprà tirare fuori la città da questo periodo di profonda crisi, attraverso ogni utile mezzo: la preghiera per i credenti, il rispetto delle regole per la società civile, la scelta di amministratori saggi ed oculati, pronti a sostenere qualsiasi battaglia, a qualunque livello, per la rinascita e la ripresa socio-economico-culturale di ogni suo singolo abitante, senza distinzione di età, sesso, religione, colore politico e  ceto sociale.

La città viene da un periodo non bello per i fatti di cronaca che conosciamo, la festa di Sant’Angelo può rappresentare un momento di unione?

La città, purtroppo, non viene ma vive un momento non bello: i recenti fatti di cronaca nera, i problemi quotidiani legati allo smaltimento dei rifiuti, la crisi idrica mai definitivamente risolta, la crisi occupazionale, lo svuotamento quotidiano della città con interi nuclei familiari e, soprattutto, giovani che lasciano la città per cercare fortuna o costruire il proprio avvenire altrove; la stessa situazione economico-finanziaria del Comune che è molto pesante e che non ci consente di dare ai cittadini, ed ai più bisognosi in particolare, le risposte che vorremmo invece dare. Davanti a tutto ciò, è chiaro che il momento dei festeggiamenti potrà costituire un momento di aggregazione generale. E questo non può che fare bene. Ma ancora più importante sarebbe partire da questo periodo per dare vita ad un momento di unione continuo.

Lei non ha mai nascosto di sentirsi licatese. Considera questa celebrazione anche un po’ sua?

Sì, in effetti io amo veramente Licata e i suoi abitanti; la loro laboriosità, la loro storia, le bellezze architettoniche- monumentali, paesaggistiche, le ricchezze storico – culturali. Tutte cose che veramente mi fanno sentire licatese, al di là del fatto che già per ben due volte, nel giro di pochi anni, ne sono stato il Commissario straordinario, perché già da tanto tempo conosco Licata. Adesso, dovendo anche preparare le risposte a questa sua intervista, e dovendo per questo approfondire la conoscenza della storia di questa città e, nel caso specifico della storia di Sant’Angelo, e del suo legame con i licatesi, è chiaro che sento questa festa anche mia. Credetemi, la mia partecipazione alle celebrazioni in programma per onorare Sant’Angelo, non saranno soltanto formali ed istituzionali ma sentiti perché, come già più volte detto, oramai io amo questa città, con tutte le sue positività, ed anche negatività.