Pubblicità

“Assolto con formula piena perché il fatto non sussiste”. Finisce il calvario giudiziario di Angelo Rinascente, presidente e rappresentante legale dell’associazione “I Delfini” che per tredici anni ha gestito il canile municipale di contrada Pezza. Quattro i capi di imputazione da cui ha dovuto difendersi Rinascente: deposito incontrollato di rifiuti (feci animali, urine, letame, lattiere usate); detenzione di animali in condizioni incompatibili con la loro natura e produttive di gravi sofferenze; detenzione per la somministrazione ai cani ospiti di medicinali veterinari e medicinali ad uso umano scaduti; per il rifiuto di effettuare nuovi ricoveri all’interno del canile. Il procedimento giudiziario aveva preso il via in seguito ad un controllo del Nucleo Operativo Ecologico dei Carabinieri espletato nel 2018. I capi di imputazione sono tutti decaduti. Comprensibilmente soddisfatto Angelo Rinascente che ha affidato ad un post le proprie considerazioni. “Per quattro anni ho dovuto sopportare questo peso da innocente, per quattro anni ho dovuto difendermi da accuse infamanti e irragionevoli. Non ho mai calato la testa a nessuno, mai. Mi sono affidato ai Giudici, certo di aver svolto il mio compito con assoluta trasparenza e organizzazione maniacale. Oggi la sentenza non lascia dubbi “assolto con formula piena perché il fatto non sussiste” – scrive Rinascente – Tutti coloro che hanno voluto questa boiata, e che in questi anni, hanno gioito delle mie vicissitudine “balorde”, sappiano che ora farò di tutto perchè si proceda ad accertare la verità fino in fondo. Il canile, dopo la mia gestione, tredici anni di assoluto impegno, ha chiuso. Sono riusciti pure in questo. Sono riusciti a fare cessare un servizio indispensabile per la città di Licata, l’ennesimo servizio. Un grazie doveroso all’Avvocato Balsamo e a tutto il suo Staff per l’ottima assistenza legale”. A distanza di 3 anni dal disimpegno forzato dell’associazione “I Delfini”, il canile municipale di contrada Pezza ha chiuso i battenti con il Comune costretto a rivolgersi a presidi esterni per poter temporaneamente allocare i randagi.