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Amava giocare, ma anche insegnare calcio ai più piccoli: viverlo con allegria e semplicità, essere leali con l’avversario, rispettare l’arbitro, seguire un’alimentazione equilibrata. Luca Di Bartolomei ha curato la pubblicazione del Manuale del calcio, le idee del padre, il mitico Agostino, i suoi appunti trovati nel cassetto. Ne è risultato un gran bel libro di 272 pagine (Fandango, euro 15). Agostino Di Bartolomei era il capitano della Roma scudettata del 1983. Compagno di squadra di Falcao, Pruzzo, Bruno Conti. Era uno di quei giocatori che Gianni Brera definiva “pensatori del centrocampo”. Per distinguerli dai “faticatori”. Ugualmente importanti in quel tutto armonico che è una squadra. Icona d’un calcio pulito, discreto, non ancora alla deriva – quello raccontato alla radio da Enrico Ameri, Sandro Ciotti, Alfredo Provenzali – Di Bartolomei giocò anche nel Milan, nel Cesena e nella Salernitana. Il manuale del calcio, dice il figlio Luca, “non vuole essere un testamento, ma la testimonianza di un campione riconosciuto da tutti”. Un campione che nel 1994, a trentanove anni, si è sparato un colpo al petto con una  Smith & Swesson calibro 38.