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urso-angelo_2Riceviamo e pubblichiamo un documento del dottore Angelo Urso.

La città è in deriva e sta male, perché ci sono state le risposte sbagliate dalla politica. La presenza inquietante, che si respira e condivisa da tutti, è che non si segna uno spartiacque del fenomeno di una spaccatura tra il paese e la politica. Non pare si voglia mettere un po’ di ordine per come sono andate le cose fino adesso e da qualche tempo.
Si rinnova il rito di clima elettorale che contagia; sembra lo spettacolo della pazzia e non della normalità. Incapaci di inventare niente, si propagano le promesse, che somigliano in tutto a quelle di sempre. Oggi pare che a unire la nostra società non sono più nemmeno i grandi temi etici.
Serve solo sottoscrivere la risposta giusta alle urne di chi si presuma vinca e credere di avere sempre ragione; salvo poi scoprire la debolezza della ragione a un nuovo risveglio e il mostrarsi di nuovo di altro equivoco. Assistiamo alla ricerca di assi nella manica da parte di un modello bocciato dalla storia, che risuscita e dall’altra parte a una sedia che rimane vuota.
Manca un’area di innovazione, di rinnovamento, di opposizione a questo stato di cose; una posizione critica seria capace di cambiare registro e di start-up innovativo.
Questo vuoto è determinante non meno delle vecchie logiche e vecchi schemi mentali, che rimandano l’ingresso della città nella politica. E’ una situazione ad intreccio, che priva di confronto la politica; un monocolore che lascia il segno: l’oppositività alla persona e non al sistema che ingenera la sorte ironica in una città, demoralizzata e avvilita. Si ritorna a essere succubi di una campagna elettorale che non intercetta i bisogni della società, di una nuova verità, ma ancora nella colpevole simpatia dell’oscuratezza di una situazione, che già ha segnato la fatale decadenza.
Sono ormai non pochi gli anni che si va avanti così senza una politica, né una politica alternativa al declino generale. All’ apparatcik del passato, che ha mostrato la sua mancanza di visione e che si è riallocata come premessa di futuro, manca il competitor, la rottura con un certo passato. E’ tutto monocromatico, monocolore. Non un’analisi sulla inadeguatezza drammatica della nostra politica, nè lo stabilire un principio di base, che eviti gli errori degli anni passati da parte di alcune sigle politiche e di altri. Piccolo aspetto non trascurabile della vicenda è il principio della realtà: abbiamo una ferita, che è il ruolo della politica, della credibilità e della serietà in tutti questi anni. E’ marginalizzato questo tema decisivo per il futuro, mentre rimangono centrali le mostre di cartoline illustrate di un altro pianeta e la vendita in diretta di finzioni figurate di un mondo di nuvole.
La politica resta distante da quello che la gente sente e dalle risposte che si aspettano i cittadini. Non esiste il punto di vista dei cittadini in tutti questi ragionamenti interessanti tra le varie parti politicizzate e non.
La credibilità si costruisce correndo ai ripari di fronte a qualcosa che non è più un semplice scricchiolio, ma il crollo di tutta una impalcatura di persone e cose che hanno fatto il loro tempo. Quanti di noi nel vedere palificare e cementificare il nostro mare, di una marineria allo sbando come accadde per il centro storico, del costruire ancora l’economia del paese sull’usura dei livelli di tassazione o di altro commissariamento della città, si chiederanno se varrà il detto <chi è causa del suo male pianga se stesso>.
Credo la politica debba dare un segnale di vicinanza alla città: il cambiamento e non declinare la soluzione ottimale per le solite alchimie. La pretesa di accattivarsi il consenso per una politica, che risponde a dettati geopolitici, a interessi particolari e non al bisogno della società civile, è troppo pesante oggi da fare digerire alla città.

Angelo Urso