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carmelo-pullaraSulla questione degli abbattimenti degli immobili abusivi interviene Carmelo Pullara, probabilissimo candidato alle prossime elezioni regionali.

Intendo oggi esprimermi in merito alla demolizione degli immobili abusivi, spinto dal profondo rispetto che nutro nei confronti della legge, che ritengo vada sempre e comunque applicata e incoraggiato dalla convinzione che la demagogia dei “pro” demolizione e dei “contro” demolizione fatta finora da molti, non aiuti nemmeno alla mera comprensione dei fatti, figuriamoci alla risoluzione del problema. Ribadendo la mia ferma condanna contro gli atti intimidatori e di violenza in genere degli scorsi giorni e confidando pienamente nell’operato di chi, con coraggio, legifera e fa applicare le leggi, ritengo comunque che sia necessario approfondire la questione e cercare possibili soluzioni nel rispetto delle norme vigenti in materia.
Mi chiedo inoltre se non sia il caso di parlare alla gente delle motivazioni di chi sta dall’altra parte della “barricata”. Perché in questa storia probabilmente la politica che, pur nella dovuta osservanza della legge, ha una propria e specifica competenza, probabilmente dovrebbe fare un “mea culpa”. Non sarebbe il caso di proporre “soluzioni” e di utilizzare la politica come servizio? Come cioè lo strumento nobile del cittadino che la utilizza nel pieno rispetto delle norme? Non sarebbe il caso che ognuno, in particolare la politica, faccia la propria parte concretamente, senza furberie e false soluzioni?
In questi giorni mi giunge notizia della presentazione di un emendamento all’Assemblea Regionale da parte del deputato Girolamo Fazio (Gruppo Misto) che potrebbe cambiare le sorti di parte delle case destinate all’abbattimento.
Da trent’anni sento parlare delle costruzioni realizzate nella fascia dei 150 metri dalla battigia e credo che si debba fare chiarezza su questa annosa questione sulla quale molti hanno purtroppo anche speculato.
Tutto parte nel 1976, quando il legislatore regionale all’art. 15 della legge 78 del 12/06/1976 stabilì che «ai fini della formazione degli strumenti urbanistici generali comunali debbono osservarsi, in tutte le zone omogenee ad eccezione delle zona A e B, in aggiunta alle disposizioni vigenti, le seguenti prescrizioni: a) le costruzioni debbono arretrarsi di metri 150 dalla battigia; entro detta fascia sono consentite opere ed impianti destinati alla diretta fruizione del mare, nonché la ristrutturazione degli edifici esistenti senza alterazione dei volumi già realizzati».
Da allora la politica e l’amministrazione non hanno guidato il cittadino alla corretta applicazione della legge ma, con un’incoerente e confusionaria comunicazione dei tempi e delle modalità di adeguamento alla normativa vigente, lo hanno condotto alla più assoluta confusione e incertezza.
Nelle direttive attuative della Legge sopradetta si poneva l’obbligo al Comune di recepire – in fase di formazione degli strumenti urbanistici – le prescrizioni sopra accennate. E il punto è proprio questo. In sostanza la norma era rivolta ai Comuni che venivano così vincolati a conformarsi alla legge nella redazione dei piani urbanistici.
Solo nel 1991 il legislatore regionale specifica (art. 2, comma 3, L.R. n. 15 del 30/04/1991) che le disposizioni dell’art. 15 – tra cui quelle relative al limite di 150 metri dalla battigia – devono intendersi direttamente ed immediatamente efficaci anche nei confronti dei privati.
Quindi, ragionevolmente, fino ad allora il comando non era rivolto al cittadino, ma al Comune, fermo restando la sempre ingiustificata edificazione senza autorizzazione edilizia.
L’emendamento presentato dal deputato dell’Assemblea Regionale Girolamo Fazio, propone una soluzione politica che rimetterebbe ordine ad una situazione di illegalità diffusa senza ricorrere a falsità ideologiche come le vecchie proposte politiche hanno fatto, motivo per cui sono sempre state rigettate.
Questo emendamento vuole salvare le abitazioni realizzate fino al momento in cui l’Ente locale ha recepito il piano regolatore (come la Legge stessa recita) o sino all’entrata in vigore delle L.R. n. 15 del 1991, ove si chiariva l’immediatezza dell’applicazione al privato. La proposta inoltre correttamente limita l’applicazione della salvaguardia alle case poste in contesti urbanizzati, ove la demolizione non tutelerebbe ormai la costa.
Sarebbe un atto di grande responsabilità, da parte di tutte le forze politiche, unirsi nell’avallare questo emendamento che interviene su una questione così complessa e delicata che, come ho provato a sintetizzare e semplificare, coinvolge più attori e diversi momenti del nostro recente passato.

Carmelo Pullara