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di Gaetano Cellura  Cinque anni fa l’amministrazione Galanti aveva come primo obiettivo la riforma della burocrazia comunale, la soppressione della figura del dirigente e la sua sostituzione con le Posizioni organizzative. Non era la cosa più urgente da fare, la più urgente per la città, ma da lì la nuova giunta è partita per dare segnali di cambiamento. Sappiamo com’è finita: l’unico dirigente ancora in servizio è “emigrato” verso incarichi ministeriali, più prestigiosi per la sua carriera; e anche alcune posizioni organizzative hanno chiesto il nullaosta per altri enti, dove probabilmente chiuderanno la carriera. Il risultato è stato, complice anche la Quota 100 che ha favorito i pensionamenti anticipati, l’impoverimento della burocrazia dell’ente privata di alcune sue importanti figure altamente professionali. E si vede oggi quanto queste assenze pesino nel funzionamento rapido della macchina amministrativa.

Ma neppure la Regione sembra essere al top da questo punto di vista. I dati forniti dal sindacato e dagli stessi dipartimenti regionali parlano di gravi carenze oltreché di una diseguale distribuzione del personale. E quanto ai concorsi pubblici sono bloccati da decenni. Stesso discorso per quel che riguarda la formazione: sono anni ormai che non si fa in modo serio. Il sindacato parla della burocrazia regionale come di un’Armata Brancaleone. Centonove sono i laureati in giurisprudenza e in scienze politiche. Mentre mancano archeologi, bibliotecari, storici dell’arte a confronto di una pletora di architetti e di laureati in agraria. Il che, secondo il Dipartimento Personale – rende quasi “impossibile assegnare il titolo giusto all’incarico giusto”. E se a questo aggiungiamo che tremila dipendenti stanno per andare in pensione e che – secondo il sindacato – “mancano esperti in fondi europei, in quelli del Pnrr e nel settore della digitalizzazione”, il quadro per il nuovo presidente Schifani non è proprio favorevole.

La cosa migliore, sia per la Regione che per il comune di Licata, sarebbe quella di sbloccare i concorsi e immettere nella burocrazia energie fresche e motivate. Ma questo si scontra con la dura realtà dei conti pubblici che vanifica sempre le migliori intenzioni. Eppure di una burocrazia efficiente c’è bisogno se non si vuole perdere il treno della competitività, restare indietro e condannati alla marginalità e al sottosviluppo. Ed è questa la scommessa che Schifani da una parte e il futuro sindaco di Licata dall’altra dovranno vincere.