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La querelle sulle reliquie di Sant’Angelo passa alla fase delle carte bollate. Secondo quanto ha appreso la nostra redazione, il Comune (crediamo nella figura del legale rappresentante attuale e cioè il Sindaco Pino Galanti) ha infatti presentato all’autorità giudiziaria una querela “per appropriazione indebita di reliquie sacre”. L’atto di denuncia sarebbe stato inoltrato contro l’Ordine carmelitano. L’impressione è che questo passaggio rappresenti la pietra tombale su ogni tentativo di dialogo tra le parti per provare a trovare una soluzione differente e in grado di soddisfare le esigenze di ambedue le istituzioni. E dire che le battute finali della conferenza stampa di sabato scorso sembravano invece essere indirizzate verso una volontà comune di dirimere la questione sedendosi attorno ad un tavolo. Ma così non è stato e Palazzo di Città ha pertanto deciso di passare alle vie di fatto mettendo in mezzo alla questione l’autorità giudiziaria. Resta adesso da capire quali saranno le eventuali mosse adottate dall’Ordine carmelitano e di riflesso dalla Curia agrigentina. Di certo c’è che la piega presa dalla vicenda è tutt’altro che positiva. Il Comune ha quindi intenzione di far valere le proprie (eventuali) ragioni di fronte ad un tribunale esacerbando un rapporto con l’istituzione ecclesiastica che negli ultimi tempi si è fatto sempre più complicato fino a sfociare quasi nello scontro anche durante alcuni fasi dell’incontro con la stampa di sabato scorso. Ma la notizia della presentazione di una formale querela è sicuramente una sorta di fulmine a ciel sereno che arriva dopo una presa di posizione all’insegna della distensione dei toni da parte dello stesso Ordine carmelitano che, per bocca del priore provinciale Roberto Toni, all’indomani della conferenza stampa in Municipio aveva manifestato la volontà “di creare occasioni di dialogo e di unità tra tutti, di non offrire spunti ad una irrazionale irritazione di massa, di valutare correttamente il nostro impegno come Frati permettendoci di collaborare coi fatti nel servire questo popolo che stimiamo ed amiamo”. Dalla chiesa agrigentina finora non è arrivata alcuna presa di posizione formale ma è chiaro che la presentazione della querela avrà creato notevole irritazione alla luce – lo ripetiamo – di una vicenda che sembrava poter essere risolta con un maggiore dialogo tra le parti.