Pubblicità

Nell’ultimo libro in questi giorni del prof. Vincenzo Scuderi, vanno in scena i seguenti personaggi: Luigi Pirandello, l’autore, un amico immaginario, l’illusione, forse un fantasma oppure la contraddizione delle maschere della vita.
L’autore va alla ricerca della verità in un amico e la riscopre doppia, multipla, complessa: quella creduta, apparente e l’altra o le altre nascoste, vere, in buona o mala fede.
L’autore è chiamato sul palcoscenico della vita e trasformato in interprete, si contrappone con l’immagine vera o fittizia, di un ingannevole amico.
Il tutto, mosso, forse, dalle fila ideali di un registra che interviene sul palco di un teatro, impersonato dalla figura sagace, immaginata, di Luigi Pirandello, ed è quest’ultimo che tenta di risolvere gli enigmi per dare un possibile senso ai patemi, alle sofferenze che tormentano l’anima dell’autore alle prese con quell’amico fantasma, frutto dell’illusione spaventosamente ingannevole.
È presente proprio il noto drammaturgo, esperto della commedia delle contraddizioni, della doppiezza dell’essere umano, secondo cui, solo l’arte può riuscire a demolire le false costruzioni razionali necessaria per far riflettere.
Nel libro, lo spettro d’amico, mascherato dalla sua falsità che fa ancora più danno, nascondendosi dietro la finzione della verità
L’autore crede di avere rappresentato la realtà, invece ha descritto e portato in vita, forse, la maschera di se stesso, esaminando l’impostura, il nonsenso, l’incoerenza nella terra girgentina dei conflitti, attraverso un complesso dialogo o forse un monologo che si svolge sul palcoscenico dinanzi a un ipotetico amico, con uno spettro, con l’uomo/maschera di amico o di sé stesso o chissà! Forse con il riflesso di sé stesso. Un’ombra. Chi può dirlo?
Il lettore/spettatore è invitato a riflettere, a usare la ragione, ma non per costruire, ma per smontare, riflettendo sull’inconsistenza spesso della ragione
L’autore sperimenta la fuga dalla realtà per dare spiegazione al sentimento amicale quando è apparenza, finzione. Rivive patemi, problemi esistenziali rappresentandoli nel metateatro pirandelliano, per svelare i comportamenti mendaci della personalità umana camuffata dietro una, o più, misere maschere ingannevoli.
Affronta le contraddizioni talvolta opprimenti, altre, confortanti, del mondo dell’immaginazione che espone agli spettatori di un vero teatro. Un approfondimento nel regno del relativismo, quello della recita della menzogna, dei sentimenti simulati, apparenti.
Si libera dei patemi dell’anima, della mente, scomodando proprio Pirandello, coinvolgendo altresì gli spettatori, in un assolo drammatico pieno di enigmi, incongruenze, vaneggiamenti, doppiezza.
Dramma, anche dell’ironia, del sarcasmo, come del resto è la farsa dei commedianti insuperabili, che nascono, vivono prevalentemente nel nostro territorio misterioso agrigentino.