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piazza_della_LoggiaCi stiamo chiedendo che giustizia è una giustizia che arriva quarantun anni dopo. Ma tant’è, meglio tardissimo che mai. Si aspettava solo la sentenza per dare conferma ai tanti nostri dubbi (a un certo punto diventati certezze) sulle complicità e sui depistaggi di Stato che riguardano la strage di Piazza della Loggia a Brescia del 1974, e non solo (purtroppo) questa strage della storia repubblicana. La sentenza del processo d’appello bis è stata di condanna all’ergastolo per Carlo Maria Maggi e per Maurizio Tramonte, assolti nel precedente processo, assoluzione annullata dalla Cassazione.

I morti in quella strage sono stati otto e centodue i feriti. Oggi Manlio Milani, con tutti gli altri familiari delle vittime di cui presiede l’Associazione, può ritenersi in qualche modo soddisfatto. La verità, sancita dal processo d’appello bis, serve almeno alla storia del paese: con riferimento diretto agli anni tra il ’69 e il ’74, di misteri di Stato e di strategia della tensione.

Milani ha provato un dolore doppio. Quello atroce, vivo e diretto, di vedere la moglie, Livia Bottardi, morirgli tra le braccia a Piazza della Loggia. E l’altro, di sconforto e impotenza, ascoltando cinque anni fa la sentenza d’assoluzione, che ancora nel 2010 lasciava senza colpevoli la strage di Brescia e senza giustizia le sue vittime.

(g.c.)