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“Il dibattito europeo sulle future strategie a tutela della biodiversità, rischia di lasciare clamorosamente fuori dai giochi chi può avere un vero ruolo di sentinella e di protezione dei mari e delle terre, non solo nell’ottica della conservazione delle specie, ma anche della sicurezza alimentare e delle fonti di approvvigionamento. Ogni decisione che sarà presa a Bruxelles non può prescindere dal coinvolgimento diretto dei portatori d’interesse come pescatori, agricoltori, cacciatori e proprietari di fondi”. Lo dichiara Annalisa Tardino, europarlamentare della Lega e componente delle commissioni per la pesca e per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare, che ha depositato 14 emendamenti modificativi alle linee guida attuative della nuova Strategia sulla biodiversità presentata lo scorso anno dalla Commissione europea. Emendamenti co-firmati dai colleghi della delegazione Lega in Commissione pesca Rosanna Conte, Massimo Casanova e Valentino Grant. L’eurodeputata siciliana è anche co-firmataria degli emendamenti proposti in Commissione ENVI, sempre sulle strategie per la biodiversità proposti dal vicepresidente dell’intergruppo caccia e biodiversità, Marco Dreosto.

“Oggi c’è il pericolo di far ricadere sulle spalle di pescatori e imprese locali gli oneri finanziari della nuova strategia, dove si guarda a una sola dimensione, quella ambientale, e si mettono da parte quelle sociali ed economiche. Gli emendamenti da noi proposti vogliono, invece, riconoscere e rafforzare il ruolo giocato dai pescatori e dalle comunità costiere e insulari, ruolo in parte snobbato nella proposta della Commissione europea dove, tra l’altro, si erano dimenticati di inserire a chiare lettere l’acquacoltura tra le attività cui riservare finanziamenti adeguati attraverso il Feamp. Le nostre proposte riguardano anche l’eliminazione di costi aggiuntivi e oneri amministrativi per le imprese di pesca, soprattutto nelle zone Natura 2000; l’erogazione di finanziamenti che possano migliorare la capacità di resilienza e la stabilità economica, in particolare delle flotte costiere artigianali e dei pescatori su piccola scala; garantire ai singoli Stati membri la possibilità di poter definire in quale percentuale utilizzare i fondi europei a tale scopo; rivedere gli accordi di partenariato con i paesi terzi che devono, anche loro, rispettare gli obiettivi fondamentali della Strategia Biodiversità 2030″, conclude Annalisa Tardino.