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No Triv, anche il Sindacato Italiano Balneari propone un’iniziativa denunciando all’Unione Europea un’infrazione commessa dallo Stato Italiano al momento del rilascio dell’autorizzazione all’Eni.

A seguito dell’assemblea cittadina promossa dal Comitato No Triv per protestare contro la decisione del governo Italiano di autorizzare l’ENI alla trivellazione del pozzo di idrocarburi “Lince 1”, nel mare di Licata – assemblea nella quale si è stabilito di organizzare una grande manifestazione cittadina per il 12 gennaio 2019 – il SIB provinciale di Agrigento, presieduto dal licatese Angelo Biondi, sulla scia di quanto già fatto da un attivista saccense del movimento “Stoppa la piattaforma”, ha presentato una denuncia alla Commissione Europea per infrazione dello Stato Italiano ai trattati EU.
Nello specifico per la mancata applicazione dell’art.6 comma 4 della direttiva europea 2011/92 EU; in quanto, ai cittadini interessati non sono state offerte tempestive ed effettive opportunità di partecipazione alle procedure decisionali in materia ambientale, ai quali non è stato garantito il diritto di esprimere osservazioni e pareri alle autorità competenti quando tutte le opzioni sono aperte prima che venga adottata la decisione sulla domanda di autorizzazione’. (estratto art.6 comma 4 della citata direttiva). La denuncia ha altresì evidenziato che gli studi di impatto ambientale presentati dall’ENI, mancavano di tutta una serie di adempimenti indispensabili al rilascio della VIA. E come l’indispensabile decreto di Valutazione Impatto Ambientale sia stato rilasciato senza: che fossero stati valutati nella loro completezza gli effetti rilevanti del progetto proposto sull’ambiente; la dovuta descrizione delle misure previste per evitare, ridurre e se possibile compensare rilevanti effetti negativi del progetto sull’ambiente; una descrizione delle componenti dell’ambiente potenzialmente soggette a un impatto importante del progetto proposto, con particolare riferimento alla popolazione, alla fauna e alla flora, al suolo, all’acqua, all’aria, ai fattori climatici, ai beni materiali, compreso il patrimonio architettonico e archeologico, al paesaggio e all’interazione tra questi vari fattori.
Tali gravi e ripetute violazioni dei principi della citata direttiva europea, presenti nel sistema legislativo italiano, costituiscono grave nocumento all’Ambiente, alla Salute, al diritto di una popolazione ad essere adeguatamente informata sui progetti che insistono nel proprio territorio statuito nella convenzione di Aarhus e ai principi e valori universalmente accettati e statuiti nei trattati tra i paesi Stati membri della EU.

Sindacato Italiano Balneari – Sezione di Agrigento