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C_4_articolo_2121088_upiImageppMa non sono immagini già viste? Migrazioni di popoli verso altre terre, altri lidi? Le stesse invasioni dell’Alto Medioevo, che hanno segnato la fine dell’Impero romano, sono “barbariche” solo per noi, per i nostri testi scolastici. I tedeschi vi attribuiscono diverso significato: di movimenti, spostamenti di popoli verso altra storia e alla conquista di civiltà esauste.

Non sono immagini già viste quelle di Budapest e della Repubblica Ceca?

Popoli ammassati davanti alla stazione in attesa di poter partire per la Germania o l’Austria. In attesa di un’autorizzazione che Orbàn non concederà mai. E che alla fine, stanchi di aspettare, hanno ripreso il viaggio a piedi. Arrivano dalla Siria, dalla Turchia, dall’Afghanistan, dal mondo della guerra. “Se non volete che andiamo via dalla Siria, se non volete riconoscerci come profughi, fermate almeno la guerra nel nostro paese”. Questo dicono all’Europa scevra di politiche sociali. Questo dicono all’Occidente e all’America e all’Onu e a tutti insomma. All’America che si limita a denunciare il fallimento politico dell’Ue sull’emigrazione. Quasi questa semplice denuncia le basti per aver la coscienza a posto. Per dimenticare colpe storiche, sue e dell’Occidente.

Non sono immagini già viste quelle dei treni affollati? I treni per Auschwitz? E degli ebrei obbligati a salirvi in direzione di un destino segnato?

Non sono immagini già visti quelle di migranti e profughi segnati con un numero, marchiati come bestie? E le vediamo oggi in quegli stessi paesi che fino a pochi anni fa la cortina di ferro separava dall’Europa e dal mondo libero.

Forse è alla fine d’ogni convenzione umanitaria che stiamo assistendo, alla fine stessa dei diritti umani, chiusi come siamo nei nostri egoismi, nei nostri nazionalismi. Attanagliati da mille paure – paura del diverso, dell’estraneo, dello straniero – costruiamo nuovi muri. E non ci accorgiamo che, giunto ormai al termine della notte (per dirla con Céline), il mondo ha bisogno del giorno. Di un nuovo giorno. Il giorno inseguito dal bambino morto in riva al mare. Che un asilo, una scuola probabilmente cercava, un mondo di pace in cui vivere degnamente.

(g.c.)