Si comincia con le solite indicazioni confuse. Ma di che ci meravigliamo? È il segno dei tempi. Per i Liberi Consorzi, che sostituiscono le province, si vota in Sicilia il 20 novembre. Elezioni di secondo livello. Come quelle per il Senato previste dalla riforma Renzi-Boschi.
Intanto, partiamo dal presupposto che il voto dei piccoli comuni conta molto di meno di quello dei grandi. Per cui, puoi anche essere uno dei migliori sindaci della provincia, uno dei consiglieri comunali più attivi e sensibili ai problemi della collettività, se non trovi le alleanze trasversali giuste hai scarsissime chance di diventare presidente del Libero consorzio o membro del suo consiglio.
Naturalmente, è chiaro che i cittadini in tutto questo non c’entrano niente. Come niente c’entrano con l’elezione dei senatori se vince il Sì alla riforma. Saranno sindaci e consiglieri comunali di tutti i comuni della provincia a scegliere per noi i rappresentanti dei Liberi consorzi. E con procedure che, dopo il voto, affidano l’ultima parola di convalida degli scrutini agli uffici elettorali.
Già si parla dei probabili presidenti del Libero Consorzio di Agrigento. Con il sindaco del capoluogo Lillo Firetto che non fa mistero delle proprie aspirazioni a una carica politica che lo renderebbe punto di riferimento della nuova riorganizzazione. Si è parlato di un possibile impegno in tal senso anche di Angelo Cambiano, dopo il risalto mediatico degli ultimi mesi. Ma il vero avversario per Firetto è senz’altro Giusi Nicolini, sindaco di Lampedusa.
Nessuno più di lei gode, tra i sindaci italiani, di un prestigio politico che va fuori dai confini della nostra provincia e persino del paese. Dopo essere stata, insieme a Renzi, ospite di Obama alla Casa Bianca. E aver raccontato l’abnegazione e il senso di umanità della sua piccola isola nell’accoglienza di quanti scappano dalla fame e dalle guerre. Su di lei potrebbe convergere quel voto trasversale che farà la differenza. Ma ancora manca un mese. E tutto è possibile. Per tutti i candidati.
Gaetano Cellura