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renzi-berlusconi-grilloL’uomo è il chiasso che produce. E di chiasso tanto ce n’è stato in questa campagna elettorale appena finita. Una gara a chi ha gridato più forte. L’Europa da riformare su basi davvero democratiche, l’Europa per cui si vota è stata solo sfiorata dall’urlo generale che ci ha stordito. In alcuni paesi dell’Unione si è già votato: e arrivano notizie di un’onda populista a macchia di leopardo: più debole ad Amsterdam, in salita a Londra. Vedremo in Italia, domani. Dove pure è attesa quest’onda. Com’è attesa in Francia. Un voto contro la moneta unica, la tecnocrazia, il rigore, la povertà dei popoli.

Perché era importante parlare dell’Europa, nella campagna elettorale, invece di gridare, correre a chi la dice meglio, la spara più grossa? Invece di trasformare queste elezioni in un voto pro o contro il governo in carica o solo per misurare la propria forza sul territorio nazionale?

Era importante perché gli Stati-nazione non contano più niente nel mondo globale. E quando lo capiremo sarà tardi. Era importante perché un ritorno indietro, alle monete nazionali, all’uscita dall’euro, ci taglia fuori, taglia fuori le imprese, la nostra economia dai processi che contano. Era importante perché la storia va avanti e un ritorno indietro sarebbe esiziale. Era importante perché lo scenario futuro è quello  di avere istituzioni comuni, cioè un parlamento europeo che nomina e controlla il governo dell’Unione, una Bce portatrice di ultima istanza. Era importante perché è l’Europa federale e solidale che dobbiamo costruire.

Certo, l’Unione com’è – babele di lingue, interessi e rivalità – non piace a nessuno. Piace solo alla grande finanza e alla grande speculazione. Ma con gli insulti reciproci, la gara a chi grida più forte tra le forze in campo, vista nella campagna elettorale italiana, non si va da nessuna parte: si distrugge soltanto, si alimenta l’odio verso le istituzioni (comunitarie o nazionali che siano).

Se il tema è l’Europa, l’Europa che non va o l’Europa che vogliamo, di questo si sarebbe dovuto parlare. Per farne un cosmo della babele che l’Unione è oggi. Ma  l’uomo è il “chiasso che produce”. Aveva ragione Kurt Tucholsky; e ha ragione Barbara Spinelli che lo cita. Quando l’uomo mette l’Io in primo piano inizia il “precipizio spettrale” di cui Tucholsky parlava nel 1931.

Quest’uomo – l’uomo che produce chiasso e antepone l’Io al Noi – incarnano certi nostri politici (in populistica ascesa) dalla battuta e dall’insulto facili. Quest’uomo incarnano i leader populisti del continente. Quest’uomo hanno incarnato certi nostri politici ora in forte declino. Quest’uomo incarnano i mercati finanziari, che sono peggio dei movimenti populisti.

Gaetano Cellura