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Bruxelles-controlli-675Siamo in guerra, dice Hollande. E Renzi parla di minaccia globale. Come se non lo sapessimo. Come se non sapessimo che il terrorismo islamico (l’Isis oggi, Al Qaeda ieri) ci fa la guerra da almeno quindici anni. Come se non sapessimo che il vicino Oriente ha due facce. Quella lacrimevole dei migranti che sognano e sperano di entrare in Europa sino a morire in mare o a restare impantanati nei campi profughi della via balcanica. E quella feroce del Califfato che colpisce proditoriamente al cuore l’Europa. Un’Europa senza politica sull’uno e sull’altro fronte. Fa accordi sbagliati, a suon di denaro, con la Turchia per fermare l’immigrazione. Non riesce a difendersi dal terrorismo, contro cui i servizi di intelligence mostrano tutti i propri limiti attuali.

Certo, non è facile questa guerra in cui non si fronteggiano eserciti regolari e si uccidono cittadini inermi negli aeroporti, nelle metropolitane, nelle redazioni dei giornali, nei teatri e nei bar. A Bruxelles, a Parigi, a Madrid.

Non è facile perché ne arresti uno ma ce sono altri pronti a farsi esplodere e a sterminare innocenti. E tuttavia la convinzione di non avere, e di non aver avuto in questi anni, capi di Stato o di governo all’altezza del loro compito storico è forte. Molto forte. Indecisi e impotenti, nella notte dell’Europa e nel tramonto dell’Occidente. Capaci solo di sbagliare e di destabilizzare aree geopolitiche cruciali quando hanno deciso di fare qualcosa. Sbagliata la guerra all’Iraq e poi alla Libia. Sbagliato ritenere ancora come amici dell’Occidente paesi del Medioriente sostenitori dei nostri nemici.

Gaetano Cellura