Una confusione di dati e numeri senza precedenti nella storia dei governi dell’Isola. Cui si aggiunge la danza annuale – di illusioni e delusioni – sulla stabilizzazione dei contrattisti siciliani: 13 mila e cinquecento precari negli enti locali dall’inizio degli anni Novanta. Tra i comuni interessati alla loro stabilizzazione (Catania e Caltanissetta in primo luogo) non figura quello di Licata, dove continuerà l’odissea del personale sempre in attesa di vedere definita la propria posizione lavorativa.
E dire che il nostro amato governatore nel video-messaggio di fine anno si è quasi mostrato esultante sulla ripresa della Regione. Ha parlato di un Pil e di un’occupazione in rispettiva crescita di due e tre volte sulla media nazionale.
In realtà altro dicono i dati forniti dagli stessi uffici regionali: un’economia nel 2016 lenta in tutti i suoi settori rispetto al resto del paese. E Rosario Crocetta fa demagogia, non dice la verità ai siciliani. Che è quella di dati sempre più sballati sull’economia e di cui i comuni dell’Isola piangeranno le conseguenze. Per un errore definito “tecnico” ma che si rivela in realtà come una grossa, imperdonabile svista, saranno oltre 36 milioni di euro in meno i trasferimenti destinati ai comuni nel 2017. Il che comporterà inevitabilmente ulteriori tagli di servizi per i cittadini e sempre maggiori difficoltà per i sindaci ridotti ormai allo stremo delle risorse finanziarie. Non solo: ma a questo bisogna aggiungere il mutuo di 40 milioni attivato proprio dal governo regionale a carico dei comuni nel novembre scorso; e ritenuto necessario, in fase di manovra, per mandare avanti gli enti locali. I suoi interessi graveranno, si capisce, sui cittadini e sulle famiglie siciliane.
È un modo di governare che sta mandando a picco la Sicilia: tra errori “tecnici”, esercizi provvisori dovuti al ritardo con cui viene sempre approvata la finanziaria regionale, comuni senza un euro, cittadini senza servizi e per di più gravati da nuove tasse.
(g.c.)