Ci si aspettava di più da Bergoglio dopo la strage di Dacca. Prudente, come sempre, misurato nelle parole quando c’è di mezzo l’islam. Non chiama musulmani gli autori della strage; e nemmeno cristiane le vittime massacrate a colpi di machete. Il Papa resta nel generico. Chiede al Signore di convertire i cuori dei violenti accecati dall’odio contro gli occidentali. Ma gli italiani uccisi erano cristiani, agnelli in mezzo ai lupi, non genericamente occidentali. E in quanto cristiani, cui veniva chiesto di convertirsi al Corano sotto minaccia di morte, sono stati ammazzati.
A noi non interessa che gli assassini di Dacca sono figli di papà, studenti che frequentano le migliori scuole. Non interessa far distinzione tra islam povero e islam ricco, quando si ricorre alla violenza, spada o machete, in luogo della ragione, per la conversione a una fede religiosa. Perché c’è ormai una parte rilevante d’islam che fa della jihad la sua sola religione. Quest’islam non ha fatto i conti con l’illuminismo, rifiuta di farli, condanna il dialogo interreligioso e pensa follemente alla sottomissione violenta delle altre fedi.
Non c’è cristiano o ebreo che usa gli stessi mezzi. C’è stata un’epoca, una lunga epoca in cui anche la Chiesa ha fatto guerre in nome di Dio e ha combattuto l’eresia con i supplizi più atroci. Ma i conti con l’illuminismo, la modernità, la libertà di pensiero (politico o religioso) ha dovuto farli.
Senza voler fare paragoni tra i due papi, diversa è stata rispetto a Bergoglio la posizione di Ratzinger. Lui aveva capito tutto. Proponeva all’islam un “dialogo sincero”, ma partendo dalla ragione che dà forza alla fede e aiuta a sconfiggere la violenza. Ratzinger disse questo nel famoso discorso di Ratisbona, di cui purtroppo fece scalpore solo la prima parte. In cui denunciò l’aspetto violento della religione musulmana e la sua deriva. Apriti cielo! Il papa tedesco venne accusato di spezzare il dialogo con l’islam e di causare guai all’occidente. Esattamente dieci anni sono passati da quel discorso. E l’occidente dai suoi guai religiosi e terroristici non è certo uscito.
Gaetano Cellura