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beni-confiscati-mafia-790x386Riceviamo e pubblichiamo una nota dell’Associazione “A Testa alta” una cui delegazione martedì ha incontrato il commissario straordinario Dario Cartabellotta.

Una delle numerose proposte formulate da A testa alta durante l’incontro che si è svolto nella mattinata di ieri con il Commissario Straordinario del Comune di Licata, Dario Cartabellotta, è quella finalizzata a far rientrare il Comune di Licata nel Consorzio Agrigentino per la Legalità e lo Sviluppo e avviare progetti di riutilizzo ai fini sociali dei beni immobili confiscati alla Mafia. Il Comune di Licata, sin dal maggio del 2005, aderì al Consorzio approvandone lo statuto e la convenzione, sottoscritta presso la Prefettura di Agrigento unitamente ai Comuni di Favara, Agrigento, Canicattì, Naro e Siculiana. Tuttavia, alla fine del 2011, il Commissario Straordinario Giuseppe Terranova, su proposta del Dipartimento Affari Generali e nell’ottica – a dir poco discutibile – di risparmio e contenimento della spesa pubblica, decise di recedere dal Consorzio, richiedendo di rientrare nella piena disponibilità dei beni immobili conferiti. Il Consorzio Agrigentino prese quindi atto del recesso del Comune di Licata, ma con decorrenza 1 gennaio 2013. “L’assenza dal Consorzio per la Legalità e lo Sviluppo è un fatto non più tollerabile, poiché il Comune ha beni-confiscati_sitoampiamente dimostrato di non essere in grado, da solo, di intervenire sull’utilizzo sociale dei beni sottratti alla criminalità organizzata né di possedere al riguardo molta sensibilità culturale”. Lo afferma la vice presidente di A testa alta, Irene Santamaria, sottolineando che “Per legge, se entro un anno i Comuni non provvedono alla destinazione dei beni, l’Agenzia nazionale revoca il trasferimento o nomina un commissario con poteri sostitutivi”. “A Licata – aggiunge Irene Santamaria –almeno una dozzina di beni immobili confiscati alla criminalità organizzata giacciono inutilizzati da parecchio tempo; l’Agenzia potrebbe chiederne la restituzione in qualunque momento. Per quanto tempo ancora Licata dovrà essere la terra delle occasioni perdute e delle possibilità inesplorate? È ora di voltare pagina, di restituire alla collettività licatese le risorse confiscate ai criminali. È il momento di coronare, ad esempio, il sogno delle associazioni animaliste che invocano la realizzazione di un canile degno di questo nome o quello delle famiglie svantaggiate di vedere i propri figli coinvolti in laboratori di musica, danza e teatro; potrebbero crearsi anche cooperative dedite all’inserimento sociale e alla lavorazione di terreni sino a oggi abbandonati e nuove attività per dare opportunità di lavoro ai giovani licatesi”. In effetti, negli ultimi anni, si è registrata in Sicilia la nascita di un nuovo senso civico, di appartenenza e di orgoglio per il proprio territorio, che diventa appunto “bene comune” patrimonio collettivo e condiviso. Vi sono cooperative, come quelle di Libera Terre, e altre esperienze virtuose di utilizzo di beni confiscati a Cosa nostra con le quali comunità locali sono riuscite a dare risposta alla domanda di legalità che la cittadinanza pone in territori afflitti dalla presenza delle organizzazioni criminali. “Abbiamo un patrimonio pienamente fruibile per uso sociale in stato di abbandono che rischia addirittura di ritornare in mani sbagliate, di rientrare nuovamente in possesso di qualche boss o dei suoi familiari, grazie all’inerzia degli amministratori locali”. Non usa mezzi termini Antonino Catania, il presidente dell’associazione licatese che sta raccogliendo tanto entusiasmo e consensi anche fuori dell’hinterland, il quale aggiunge: “Siamo certi che il Dott. Cartabellotta non esiterà a far quello che è giusto fare: dare finalmente un segnale di speranza ai cittadini nel segno della legalità. Licata vuole cambiare; dare ai cittadini la possibilità di trasformare le ricchezze sottratte alla criminalità in opportunità di sviluppo territoriale sarebbe davvero un buon inizio”.