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Vuoto di memoria a Licata

La strage di Capaci Franco Lannino. ANSA
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Da qualche anno la nostra città ha perso quel po’ di coscienza civile e di cultura della legalità che pareva avere. L’ultima manifestazione per ricordare le vittime della mafia risale alla commemorazione di Vincenzo Di Salvo e alla lapide in suo onore in via Marconi. Da allora solo silenzio. Vuoto e silenzio. Se la politica, l’amministrazione civica vengono coinvolte a sostegno di iniziative promosse da associazioni della società civile rispondono in qualche modo. Inviando i propri rappresentanti. Ma se devono partire direttamente da loro queste manifestazioni – per la legalità o altro: e ci sarebbe anche il tema della pace in Europa da non trascurare – campa cavallo!

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Il 23 maggio si presentava l’occasione per ricordare l’anniversario della strage mafiosa di Capaci. Ad Agrigento, di fronte al Palazzo di giustizia, è stato piantato un albero su iniziativa dei giovani avvocati; a Sciacca vi è stata una manifestazione studentesca conclusasi con l’incontro con avvocati e rappresentanti delle forze dell’ordine. Per quel che ne sappiamo, non giungono uguali o comunque in questo senso significative notizie da altre città della provincia. Compresa la nostra ovviamente. Dove qualche giorno fa, proprio a ridosso dell’anniversario dell’uccisione del giudice Falcone, si è svolta una manifestazione promossa dalla Rete per la legalità, venuta a Licata per porre l’attenzione sul triste fenomeno del racket e dell’usura a danno degli imprenditori onesti. Su questa scia l’amministrazione comunale poteva almeno ricordarsi della strage di Capaci e magari organizzare una manifestazione per ricordarne le vittime nel giorno del trentesimo anniversario. Come è successo a Caltanissetta su iniziativa dell’assessorato alla cultura che ha visto, oltre a quella delle pubbliche autorità, la nutrita partecipazione di giovani e di studenti di tutte le età. Spronati dal prefetto Chiara Armenio (articolo su La Sicilia di oggi) a raccogliere il messaggio di Falcone: quello del rispetto delle regole e del contrasto alla mafia “anche soltanto facendo il proprio dovere”. Messaggio che, con la loro presenza, gli studenti hanno dato prova di aver già compreso.  

Anche questa è un’occasione persa, amici della giunta. Aver piantato un albero nel giardino della scuola media Marconi – su iniziativa peraltro della stessa scuola cui l’amministrazione ha concesso solo il patrocinio – è poco sul piano politico. Occorre più protagonismo su temi impegnativi come questi. E vi si può rimediare con un maggiore impegno per ricordare il 19 luglio la strage di via D’Amelio. Sarebbe utile alla nostra distratta coscienza civile, ripiombata nei vuoti di memoria.

Gaetano Cellura

 

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