Il problema delle demolizioni delle ville al mare l’ha ereditato dalle classi politiche del passato, che (con qualche eccezione) non hanno mai brillato per qualità e moralità pubbliche. Le somme in bilancio per procedere alle demolizioni non le ha messe la sua giunta. E allora perché sostenere, come anche in città qualcuno sostiene, che è sua la colpa di quanto sta succedendo? Chi pensa questo, – e lo pensa davvero – dica ragionevolmente cosa di diverso doveva fare il sindaco, cosa in questi casi può fare un sindaco. Dimettersi? Dimettersi prima di firmare il protocollo d’intesa per le demolizioni?
Poteva farlo: per evitare illazioni e strumentalizzazioni. Ma il problema sarebbe rimasto lo stesso nella sua complessità. Il suo successore o un commissario straordinario avrebbe poi dovuto fare quello che lui ha fatto: e cioè il proprio dovere di fronte alla legge.
In momenti come questi occorre saper usare le parole. E anche con le facili illazioni sui responsabili dell’incendio alla casa di campagna del padre del sindaco bisogna andarci piano. Soprattutto la stampa nazionale deve saperle usare le parole ed evitare certi titoli. Perché si rischia a Licata di infuocare gli animi ulteriormente e di fare del suo sindaco il capro espiatorio, senza colpe per di più, di processi (storico-politici) lunghissimi. E tardi e lenti, come direbbe il poeta.
Gaetano Cellura