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DSC01922Mi sei antipatico? E io ti licenzio subito. Questa, nella sostanza, è la riforma del lavoro “a tutele crescenti” del governo Renzi. Questo è il decreto attuativo del Jobs act che elimina per i nuovi assunti l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori.

La riforma passa ed è il più bel regalo di Natale che Confindustria poteva trovare sotto l’Albero. Glielo fa il governo. Un governo che qualcuno ancora chiama di sinistra. E glielo fa quella parte della maggioranza – in cui pure trovi ex sindacalisti – che al Senato, in uno dei passaggi fondamentali del lungo iter parlamentare della riforma, non ha avuto il coraggio di far cadere il governo.

Questi signori, solo a parole dalla parte dei lavoratori, alla fine li hanno traditi ricorrendo a forme di mediazione e di compromesso al ribasso che non hanno di fatto mutato di una virgola il risultato politico del provvedimento. E cioè il regalo a Confindustria e la dimostrazione all’Europa che le tutele e i diritti per i lavoratori, più che “crescenti”, sono “decrescenti”. Ora – dice il premier – nessuno avrà remore a investire in Italia. Come se a scoraggiare gli investimenti fosse stato finora l’articolo 18 e non la corruzione pubblica dilagante nel paese, il potere della criminalità organizzata, la lentezza della nostra burocrazia e i tempi infiniti delle controversie giudiziarie per motivi di lavoro.

Renzi ormai lo conosciamo. Conosciamo la sua politica. Che è di destra. Che non è più quella sbandierata alle primarie per la corsa alla segreteria del Pd. Ma gli altri che fanno? Che fa la minoranza del partito? Parla e non agisce. Nel momento in cui al Senato poteva votare contro il Jobs act non l’ha fatto (forse per salvare se stessa altro che i lavoratori). E ora, con tutte le condizioni per uscire dalla maggioranza, e pure dal partito, continua a star lì ad avallare politiche economiche punitive per i lavoratori e che non creano a un solo posto di lavoro in più.

Gaetano Cellura