HPIM3765Ci sono molti modi per interpretare una ricorrenza. Uno di essi è farne un’occasione, nell’accezione più profonda del termine. L’occasione è qualcosa che fa accadere le cose. Un principio, un inizio che si ripete periodicamente. E’ una sveglia che suona se la vigilanza e l’attenzione calano. La violenza contro le donne è un tema presente anche nella nostra epoca di mutamenti di mentalità e di costumi. Una condizione di vita storicamente diseguale: nel diritto romano la donna era “possesso”, come una merce. Nel Medioevo il diritto feudale consentiva solo ai figli maschi l’eredità patrimoniale. In molte religioni mediorientali e, persino, nella nostra religione cattolica la donna resta in una posizione subordinata all’uomo. La parità dei diritti, raggiunta nel nostro secolo sulla carta, recupera ancora la dimensione ancestrale di sottomissione nell’odierna società mediatica e di stereotipi. Una società che la vede, sempre più spesso, ridotta a manichino di seduzione. E’ proprio questa fuorviante percezione della sua immagine a 1390767_773576742667713_167868203_ntracciare la via dei fatti allucinanti cui tutti i giorni assistiamo. E’ lunga la lista di violenza di genere. L’accezione più comune richiama la dimensione sessuata: gli abusi sessuali, gli stupri, i ricatti sessuali, ecc. Ma ancora altre, e tutte gravi, si aggiungono alla lista: l’infibulazione, le varie forme di mutilazioni dei genitali femminili, l’incesto, i matrimoni coatti, la prostituzione forzata, l’aborto forzato, l’uxoricidio, gli atteggiamenti persecutori. La cultura di massa unifica e avvalora modelli di benessere e di consumo ai quali tendiamo a omologarci. Di fatto, non riusciamo più a vergognarci della nostra ignoranza e della nostra condotta in molte situazioni.

La violenza contro le donne è il problema di affrancarsi da una schiavitù culturale, che insiste nell’umanità con modalità organizzative diverse e che interessa al pari l’Europa, l’Africa, le Americhe e i Paesi Asiatici. La Giornata internazionale contro la violenza sulle donne è un puntino nel processo di liberazione della donna e, direi, nel processo di liberazione dell’uomo da una visione della vita, che lo vede intrappolato nel suo non saper cogliere di essere <già nato> e < ancora vivo> nel mondo.

Aurelia Urso – vice presidente Consiglio Comunale