Riceviamo e pubblichiamo una nota del consigliere comunale Angelo Vincenti sulla villa Regina Elena.
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Esattamente dodici mesi fa la villa Regina Elena, era fatto oggetto di restyling a cura dell’amministrazione comunale, tra i vari interventi, pare su indicazione del sindaco, fu deciso di privarla dalla recinzione metallica che da sempre ne aveva garantita la conservazione. In un anno quel polmone verde è stato mortificato nella sua struttura originaria e ha subito ogni sorta di atti vandalici, dalla distruzione di panchine, cestini, corpi illuminanti all’incendio di piante di particolare pregio. Tutto questo oltre ad essere prevedibile, considerata il poco senso civico presente in città, ha permesso a bulli, ubriachi e tossicodipendenti, di usufruire in pieno centro storico, di un’area poco controllata dalle istituzioni e idonea ad azioni non sempre lecite. Tutto questo è stato motivo di dibattito che ha diviso l’opinione pubblica sul problema villa libera e aperta sia nelle ore diurne che notturne, o villa protetta dalle recinzioni con orari e custodi. Un anno di discussione dove il sottoscritto è stato anche fortemente criticato poiché ritenevo che togliere la recinzione oltre a rendere la villa indifesa, era in contrasto con le norme che regolano i giardini pubblici storici. Fermo restando che a tutti piacerebbe, me compreso, poter di usufruire di spazi verdi in qualsiasi momento e senza barriere, ritenevo, e i fatti di oggi mi danno ragione, che non sempre ciò che è bello è giusto. Da alcune settimane si parla di rilancio della villa Elena, di videosorveglianza e di manutenzione, ma nessuno parla della nota arrivata in comune datata Aprile 2015 dove la Soprintendenza di Agrigento intima l’amministrazione comunale a ripristinare la recinzione della Villa Elena. Naturalmente questo comporterà la realizzazione di un progetto che dovrà essere approvato dalla Soprintendenza. Poiché la recinzione è stata tolta dal personale comunale, dovrebbe in teoria bastare rimettere tutto come prima, ma poiché pare che della cancellata originaria una buona parte sia stata “utilizzata” per altro, presumo che il comune dovrà rifare tutto nuovo. Non sarebbe stato più facile, prima di creare tutto questo danno, acquisire pareri e studiare le leggi a tutela del patrimonio? Chi dovrà piangere questa bravata? Un comune al collasso, pieno di debiti e con una miriade di priorità, oggi si dovrà sobbarcare di una nuova voce di spesa. Mi auguro che chi di dovere accerti eventuali responsabilità riguardanti il danno erariale causato.
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