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Ѐ inconcepibile che un’autorità religiosa parli come un capo di stato belligerante. Per il patriarca Kirill, capo della chiesa ortodossa moscovita, la ragione sta tutta da una parte, la Russia; e i torti tutti dall’altra, l’Occidente, i cui modelli di vita ritiene peccaminosi e contrari al cristianesimo. Sono stati in molti nella chiesa ortodossa a chiedergli già dai primi giorni dello scoppio della guerra tra russi e ucraini di prendere posizione condannandola. Dopo giorni di silenzio il patriarca ha parlato – e forse avrebbe fatto meglio a restarsene chiuso nel suo silenzio. Perché ci sono cristiani in Ucraina e ci sono cristiani in Russia. Soldati cristiani russi, spediti in guerra da Putin senza esserne stati informati, soldati cristiani russi morti in guerra; e soldati e civili cristiani massacrati in Ucraina: in un combattimento che doveva essere breve, secondo il Cremlino, e che invece si sta rivelando lungo e dagli esiti imprevedibili.

Per Kirill c’è un solo nemico: l’Occidente. Con i suoi stili di vita contrari alla fede. E c’è una sola responsabile: la Nato. Ѐ stata la Nato a espandersi a est e a minacciare la sicurezza della Russia. Ragioni che in qualche modo vengono condivise anche da noi. E per noi intendo quanti, in Europa e nella stessa America, ritengono che ci sono colpevoli da una parte e dall’altra del conflitto in Ucraina e del massacro di una nazione.

Ciononostante un capo religioso ha l’obbligo imprescindibile di parlare solo in nome della pace. E di invocarla, come fa papa Francesco. Un capo religioso non può trasferire nel conflitto in corso lo scontro interno alla chiesa d’Oriente, allo “scisma creato – sono le parole di Kirill – dal patriarca Bartolomeo di Costantinopoli nel 2018”. Uno scisma che spiega anche le posizioni sul conflitto, diametralmente opposte, tra la chiesa russa e quella ucraina.

Dopo l’intervento di domenica scorsa a favore di Putin, un altro – e dello stesso tenore – ne è ora seguito da parte del patriarca di Mosca. Accuse all’Occidente di voler dividere gli ucraini dai russi e di volerli rieducare ai falsi valori occidentali. Accuse a quanti hanno una visione parziale e unilaterale dell’attuale conflitto e sulle stesse basi vogliono impostare un dialogo di pace.

Purtroppo chi ha una visione, in questo caso, unilaterale del conflitto è proprio il patriarca moscovita. Il cui primario obiettivo sembra essere quello di opporsi a un indebolimento della Russia. Non di parlare di pace in difesa di tutti i cristiani impegnati (senza volerlo) in una folle guerra. Quanto cioè un capo spirituale dovrebbe fare. Per unire e non per dividere. E per quanto sbagliati siano – non solo per lui – certi modelli di vita occidentali, non è certo per correggerli che si può fare o giustificare una guerra.

Gaetano Cellura