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di Gaetano Cellura Apprendiamo delle non buone condizioni di salute di papa Ratzinger, giunto alla veneranda età di 95 anni. Le cronache ne sono piene, com’è giusto. Ma a darne l’annuncio ufficiale è stato papa Bergoglio, invitandoci alla preghiera per il suo predecessore. Due pontefici diversi. Uno, insigne teologo, saldamente legato all’ortodossia e al recupero della trascendenza nell’epoca della post-storia e della reificazione come suo valore di riferimento. L’altro più aperto al mundus, alle mutazioni dell’ordine globale, a un magistero della fede inteso non come opposizione netta al modernismo dilagante, ma soltanto come suo argine.

Ancor oggi, a distanza di quasi dieci anni dell’insolito avvenimento nella storia della Chiesa, poco o nulla sappiamo delle “dimissioni” di Ratzinger. Ha rinunciato sua sponte al pontificato, per ragioni di salute secondo la versione conosciuta, o vi è stato costretto? E, se costretto, da chi? Da cosa?

Interrogativi senza risposta che non aiutano a chiarire quel che negli ultimi anni si è configurato come un mistero. Mistero soprattutto per quei credenti che sognano una Chiesa trasparente. Aperta sì al mondo ma custode e interprete sempre della sua millenaria tradizione. Ed è strano che questo mistero riguardi una figura imprescindibile come quella del Papa; e che il dibattito che vi si è aperto, più che a chiarirlo contribuisca invece a far nascere nuovi dubbi. Cosa è avvenuto prima e dopo il passaggio delle consegne, simboleggiato dalla scatola bianca affidata da Ratzinger a Bergoglio nel 2013? E cosa c’era dentro?

Probabilmente c’erano dentro i “peccati” recenti della chiesa che Benedetto XVI, fisicamente debilitato, non si sentiva di poter affrontare. E da qui le sue “dimissioni”. Questa potrebbe essere una prima risposta. E in qualche modo plausibile. Ma se ne attendono altre, visto il dibattito sviluppatosi intorno alla rinuncia del cosiddetto “papa emerito”. A partire proprio dal termine emerito, interpretabile e nella sua accezione burocratica e in quella etimologica, differente dalla prima. Per continuare con altri elementi di discussione e di chiarimento sul fatto che Ratzinger non ha rinunciato ai paramenti papali né a firmarsi Benedetto XVI e a dirsi Sommo Pontefice. Per concludere con la domanda che tutte le altre racchiude: papa Ratzinger ha rinunciato al munus pietrino o soltanto al suo esercizio?

La stessa Declaratio del 2013 non aiuta a trovare vere risposte. E secondo alcune opinioni sarebbe giuridicamente invalida perché conterrebbe quaranta errori. Come non aiutano le successive parole (sibilline) di Benedetto XVI sulla rinuncia. Il che lascia aperta la questione. Il papa è uno solo e non potrebbe essere altrimenti come sostengono alcuni esperti della materia? O ne è invece legittima la convivenza? Pensiamo sia arrivato il tempo delle certezze anziché delle interpretazioni. Delle risposte e non delle domande. Nell’interesse della storia e soprattutto della Chiesa.