di Gaetano Cellura – Alla bufera politico-giudiziaria che si è abbattuta sulla città e su buona parte del territorio agrigentino la politica locale ha risposto con comunicati stampa scarni, isolati, fortemente prudenti e in definitiva scontati. Motivo per cui siamo davvero curiosi di assistere al consiglio comunale aperto che si terrà questa sera sull’argomento. E di sentire con quali parole verrà affrontato il fiume carsico di accuse che ci ha inondato, da un mese a questa parte. Parole ferme e determinate ci auguriamo. Quelle di Corrado Alvaro per esempio: “La disperazione più grande che possa impadronirsi di una società è che vivere onestamente sia inutile”. O quelle di Pepe Carvalho, il detective di Montalban all’amico cuoco: “Questo mondo è marcio, Biscuter. Non crede più in niente. Gli dèi sono fuggiti e non ci hanno lasciato il pane e il vino”. 

Tradotte, potrebbero voler dire che l’affarismo, il mercimonio della funzione pubblica, gli atti contrari ai doveri d’ufficio sono ormai nostri caratteri distintivi, diffusa forma mentis: e non dalla caduta del muro di Berlino e dalla fine delle ideologie, ma addirittura dallo scandalo della Banca Romana di crispina memoria. 

Ciò che chiediamo ai partecipanti al consiglio comunale aperto è di risparmiarci, per favore, parole come “fiducia nella magistratura” o “attendiamo che la giustizia faccia il suo corso”. Non ne possiamo più di sentirle, talmente sono ovvie e inutili. Sarebbe certamente più utile qualche proposta su come riformare il sistema degli appalti pubblici. O qualcosa sulla funzione nobile della politica, ridotta invece a mera pratica di governo e di deprecabile sottogoverno. E poi mi aspetterei di sentire da qualcuno le parole di Corrado Alvaro. Ma evidentemente pretendo troppo.