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MILITARE UCCISOCapitano del Terzo bersaglieri, 31 anni, appena laureato. Era siciliano (originario di Barcellona Pozzo di Gotto) Giuseppe La Rosa, l’ufficiale ucciso in Afghanistan. Tornava, con altri commilitoni rimasti feriti, da un’operazione militare congiunta con l’esercito afgano. È stato ucciso stamattina alle sette da una bomba lanciata contro il convoglio dai talebani che hanno già rivendicato l’attentato. Ci costa tanto, tantissimo, la presenza militare in Afghanistan. Ci costa tanto in termini di vite umane sacrificate, per una missione di pace sempre più difficile (e forse inutile), e in termini di spesa e di sacrifici economici. Dice Gino Strada che l’Italia spende due milioni e mezzo di euro al giorno. Una cifra che potrebbe essere impiegata diversamente in un paese in piena recessione, impoverito dalla moneta unica e dalle tasse, incapace di salvaguardare i posti di lavoro esistenti e di crearne di nuovi per i suoi giovani che hanno da tempo rinunciato persino a cercarlo. Un paese incapace di provvedere a se stesso, di garantire un futuro ai suoi cittadini, e la cui Costituzione ripudia la guerra, ma che da anni assicura (per estrema contraddizione) la sua presenza, la presenza delle sue Forze armate in Afghanistan. Non bastano il cordoglio, le parole istituzionali di circostanza. È tempo di pensare seriamente al ritiro delle nostre truppe, e prima della scadenza fissata.

(g.c.)