Il paradosso dell’Italia, quasi sempre malgovernata, è che si parla di grandi opere – TAV, ponte sullo stretto – mentre mancano quelle essenziali: necessarie tutti i giorni per rendere facile la vita a chi lavora, a chi viaggia e a chi viaggia per lavorare o per studiare. Le vittime dello scontro tra due treni in Puglia erano in prevalenza lavoratori e studenti pendolari. Treni a centodieci all’ora su binari unici e con il personale viaggiante, ridotto a un solo macchinista e a un capo treno, che comunica ancora per telefono con la stazione più vicina.
Basta chiedere ai tanti operai licatesi dell’Eni, che hanno passato l’intera vita lavorativa a fare avanti e indietro da Gela, per avere notizie precise su cosa sia la vita del pendolare. Ritardi accumulati per segnali mal funzionanti, attese nelle stazioni di Falconara o di Butera proprio per evitare (sul binario naturalmente unico) disastri come quello di ieri e la linea resa impraticabile già dalle prime piogge autunnali. Insulare o continentale, il Sud è un paese davvero “unico”. Come i suoi binari.
(g.c.)