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Bisogna esserci dentro per verificare come stanno realmente le casse comunali e quanto sia difficile evitare il dissesto finanziario. Il piano di rientro, votato sabato sera a maggioranza, dà diritto all’accesso al fondo di rotazione. Che se non serve a salvare i comuni, come il nostro, in gravi difficoltà permette almeno di farli respirare. Fino a quando non si sa. Si sa invece cosa comporta un piano di rientro per i cittadini e le imprese: e cosa comporta in particolare un piano di rientro come quello presentato dalla giunta Galanti.

I sette consiglieri dell’opposizione, che non si sono presentati in aula sabato sera, l’hanno definito un piano di vera e propria mattanza sociale. Ma c’erano, ci sono ancora, delle alternative ai tagli lineari che il piano prevede? O all’incremento pauroso dei tributi a carico dei cittadini – incremento che graverà sulle future generazioni e che dovrebbe farci riflettere su quale città consegniamo ai nostri figli?

Già Licata non va bene oggi, viste le sue condizioni. E non solo economiche. Figuriamocene la situazione futura dopo aver raschiato, con questi ultimi tagli al poco o niente che ormai restava della spesa sociale, il fondo del fondo del barile e senza per di più la certezza di evitare il dissesto finanziario.

Non so rispondere alle precedenti domande. Per diversi motivi. Primo perché quello che so è – semplicemente e genericamente – che il comune è in dissesto. Secondo perché è difficile per tutti (e figuriamoci per chi, come me, non ha in materia alcuna competenza) porre rimedio a una situazione finanziaria dell’ente che non nasce all’improvviso ma che è frutto delle dissennate politiche del passato. Siamo il comune condannato per il Lodo Saiseb, non dimentichiamolo. Terzo perché sarebbe necessario un processo al nostro passato. Un processo inutile a questo punto. Perché non finirebbe sul banco degli imputati la classe politica, ma vi finirebbero anche i suoi (per legge) controllori. E non mi pare che bilanci e spese del passato siano mai stati esaminati con il dovuto rigore. Dunque: un processo infinito che non servirebbe a nulla.

Cosa dovrebbe fare un’amministrazione pressata dall’urgenza di decidere? Quello che ha fatto, secondo me. Presentare un piano di rientro per non precludersi la possibilità di accedere al fondo di rotazione. Bisognerà poi vedere se basta, se servirà a scongiurare il dissesto e se i sacrifici che ancora una volta vengono chiesti ai cittadini non siano inutili.

L’opposizione ha ragione. Doveva essere messa nelle condizioni di poter leggere  questo piano di rientro, che non può essere valutato (ed eventualmente modificato) nel giro di ventiquattro ore. Non si può votare un piano a scatola chiusa. E l’amministrazione ha indubbiamente sbagliato tempi e modi: doveva coinvolgerla prima su una decisione così importante per la città. Ma anche l’Aventino scelto dall’opposizione non serve a niente. Ѐ vero che le è stata preclusa la possibilità di leggere il piano. Ma un’idea generale della situazione delle casse comunali ce l’ha. E dunque, da opposizione responsabile, dovrebbe dire alla città qual è il suo piano di rientro alternativo. Oppure riconoscere che al dissesto non c’è ormai rimedio.

Gaetano Cellura