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Se un missile colpisce i libri

GAZA CITY, GAZA - MAY 18: Fire and smoke rise above buildings in Gaza City as Israeli warplanes target a governmental building, early on May 18, 2021 in Gaza City, Gaza. More than 200 people in Gaza and ten people in Israel have been killed as cross-border rocket exchanges intensified. Israel has vowed to continue the bombing campaign despite increasing calls from the United Nations and the international community to end the conflict. The conflict which erupted May 10, comes after weeks of rising Israeli-Palestinian tension in East Jerusalem, which peaked with violent clashes inside the holy site of Al-Aqsa Mosque. (Photo by Fatima Shbair/Getty Images)
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Samir Mansour ha perduto tutti i libri. Ne aveva accumulati migliaia. Perché suo padre faceva l’editore e lui aveva una libreria di due piani, il suo orgoglioso lavoro. Un missile israeliano gliel’ha distrutta. Tra le macerie non ci sono uomini (e questo è un sollievo). Ma c’è ciò che dà corpo alla vita degli uomini – libri bruciati, inservibili, irrecuperabili. Sono, per Israele, effetti collaterali della guerra. Effetti collaterali: spudoratamente così chiamati. Anche per le vittime civili di ogni guerra si usa quest’espressione, cinica e vergognosa. Che andrebbe bandita dal linguaggio comune, dal linguaggio universale.

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Quella di Samir con un libro di Agata Christie in mano, tirato fuori bruciato dalle macerie è la foto del giorno. Lui non crede agli effetti collaterali. Pensa che la sua libreria sia stata invece presa di mira. E si chiede perché. A chi dava fastidio una libreria per bambini e per gli studenti poveri di Gaza? Cosa c’entra la cultura, la fantasia, la saggezza con la sporca guerra?

Dura da troppo tempo questa guerra tra israeliani e palestinesi, tra aggressori e aggrediti. E ogni sua tregua sempre si rivela effimera. Perché da un lato c’è chi ritiene che quel territorio, quello Stato sia suo per diritto divino e che ogni accordo di pace e convivenza (da quello sulle frontiere seguito alla Guerra dei sei giorni agli accordi di Oslo che costarono la vita a Rabin) sia carta straccia; e dall’altro c’è chi – i palestinesi – stava già lì quando lo stato d’Israele è nato e non vuole perciò vivere come popolo colonizzato o espulso da Gerusalemme Est.

La guerra è guerra perché spezza i sogni. Il sogno della pace duratura nella terra dei tre monoteismi. Samir, il libraio di Gaza, vendeva libri, e cioè sogni, immaginazione. Un missile ha spezzato anche i suoi. Evidentemente, davano fastidio.

Gaetano Cellura

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