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di Gaetano Cellura/  Zelensky dice no senza mezzi termini alla mediazione del Papa. Siamo noi ad avere la guerra in casa, ad avere subito un’aggressione e dunque non può esserci proposta di pace che non sia la nostra. Cioè la controffensiva dell’Ucraina e il ritorno ai confini stabiliti nel 1991.

Queste in sintesi le sue parole, che non lasciano spiragli ad alcuna trattativa e presuppongono un conflitto di lunga durata. D’altra parte, finché potrà godere del sostegno della Nato e di un’Europa che all’interno dell’alleanza atlantica ha rinunciato fin dal primo momento a dire la sua, a esprimere una posizione autonoma dall’imperialismo americano, perché il capo del governo ucraino dovrebbe cambiare atteggiamento?

Era fin troppo ovvio che il suo incontro con Bergoglio non avrebbe prodotto risultati. Forse Zelensky ricorda ancora le parole del Pontefice sull’abbaiare della Nato alle porte della Russia. E non lo vede per questo come un interlocutore dell’Ucraina in un possibile processo di pace, nonostante la proposta del Vaticano sia, agli occhi dell’opinione pubblica, ragionevole e realistica: uno status speciale per la Crimea e l’autonomia, all’interno dell’Ucraina, delle regioni di Lugansk e Donetsk.

Averla rifiutata determinerà, senza dubbio alcuno, l’escalation di una guerra che ha già fatto registrare un numero impressionante di morti. Cui si potrebbe aggiungere l’altro massacro della controffensiva ucraina e il rischio, andando avanti il conflitto, di un ricorso al nucleare.

Si vuole arrivare all’Apocalisse? Ogni giorno è un giorno di angoscia in più se sono i ciechi – da ambo le parti: Russia e Nato – a guidare il mondo. E soprattutto se l’Europa, una volta sede della ragione occidentale, non vede il proprio drammatico tramonto. Non ascolta le proprie opinioni pubbliche contrarie alla guerra. Non rispetta (è il caso dell’Italia) l’articolo 11 della sua Costituzione. E si sottomette, senza pensiero critico, agli ordini che arrivano da Washington.