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Un centrosinistra realmente ampio e plurale avrebbe dato visibilità e spazio nelle proprie liste alle associazioni per la legalità e alle altre presenti sul territorio: dall’Acli  alla Cisl, dall’Azione Cattolica all’Agesci. Un Pd coerente avrebbe dato “una corrispondenza – come dice Roberto Montà di Avviso Pubblico – tra le leggi approvate e i comportamenti concreti”.

E invece la linea del partito di Renzi nella composizione delle liste per le elezioni del 4 marzo è stata un’altra: quella di tener lontano dalle posizioni sicure candidati come Davide Mattiello o addirittura di non candidare Beppe Antoci, il proprio coordinatore nazionale per la difesa della legalità.

Antoci era fino a qualche mese fa presidente del Parco dei Nebrodi. Nel mirino della mafia per aver modificato le norme sugli appalti dei pascoli e reso così più difficile ai mafiosi l’accesso ai finanziamenti europei per l’agricoltura. In una notte del maggio del 2016 l’auto blindata su cui viaggiava l’ha salvato da un agguato mafioso a colpi di mitra.

Mattiello, parlamentare in carica ed esponente di Libera, è stato candidato nelle posizioni di retroguardia. Chiaro dunque l’intento di non farlo rieleggere. Di non far rieleggere il relatore della riforma del Codice antimafia e della legge sulla protezione dei testimoni di giustizia.

Scelte di questo tipo non hanno altra spiegazione che quella di far prevalere la logica delle correnti. Meglio uno vicino a me (anonimo e insignificante) che un candidato libero e indipendente impegnato nel parlamento o sul territorio contro la mafia.

Scelte di questo tipo, che magari ritieni in un primo momento ininfluenti sul piano elettorale, alla fine però si pagano. E non devi lamentarti se poi i tuoi rapporti con le associazioni per la legalità s’incrinano e se i voti che dovresti prendere li prendono invece quelli che gridano demagogicamente: “Onestà, onestà”.

Fatti gli errori, il Pd deve ora ricostruire, con Maurizio Martina o con chi sarà al suo posto, il rapporto con le associazioni. Tenere presenti le parole di Antoci (Repubblica di ieri), che non intende dimettersi da coordinatore antimafia del partito. “Se no loro, quelli che quella notte – dice – volevano ammazzarmi come un cane, avrebbero vinto su tutta la linea”.

Gaetano Cellura

Nelle foto: Beppe Antoci e Davide Mattiello